Federico Bellandi – Vita
“Siamo troppo diversi, non poteva funzionare”. Se ancora non lo avete detto alla vita, la situazione non è poi così tragica.
“Siamo troppo diversi, non poteva funzionare”. Se ancora non lo avete detto alla vita, la situazione non è poi così tragica.
Essere immortale non mi interessa. Mi piace invecchiare.
Il compito principale nella vita di un uomo è dare alla luce se stesso.
Sei uno che per principio non s’aspetta più niente da niente.Ci sono tanti, più giovani di te o meno giovani, che vivono in attesa di esperienze straordinarie; dai libri, dalle persone, dai viaggi, dagli avvenimenti, da quello che il domani tiene in serbo. Tu no. Tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio.
Le persone dovrebbero imparare a usare le parole ma soprattutto dovrebbero imparare a dare un peso a ciò che dicono. Le parole feriscono.
L’abitudine del vivere non ci prepara mai abbastanza all’idea di abbandonare questa terra con serenità. Quando conobbi la gravità della mia malattia, fu un momento terribile. Ci sono mali che non perdonano. Incominciai a pensare che non sarei stata più d’aiuto a nessuno, desideravo soltanto sparire dalla faccia della terra, anzi, avrei preferito non essere mai esistita e soprattutto non volevo che gli altri venissero a conoscenza della verità e avessero compassione di me.
Lo trovai, mi stava passando davanti, era inafferrabile così coinvolto dal suo essere di passaggio; era confuso; era solo, perché nessuno riusciva a tenere il suo passo. E lui faceva così, passava. Finii per perderlo e per perdere la concezione di quanto altre volte l’avrei perso. L’ho perso ogni volta che ho creduto di poterlo fermare. Ho perso tempo credendo che fosse possibile averne anche solo un po’.