Francis Bacon (Francesco Bacone) – Stati d’Animo
La speranza è buona come prima colazione, ma è una pessima cena.
La speranza è buona come prima colazione, ma è una pessima cena.
In me mille sfaccettature, mille colori, oscurati prepotentemente dal nero, il colore delle tenebre.
Io ho imparato a pensare alla solitudine come ad un’altra persona, mia amica intima, gelosa e che non vuole nessun altro tra i piedi… una persona di cui puoi fidarti, non come certi “amici” falsi e traditori che mi hanno portato a questa condizione… ora posso stare tranquillo perchè lei non mi tradirebbe mai… anzi adesso è avere gente intorno che mi dà fastidio.
Se non credi alle mie lacrime non potrai mai capire quello che ho dentro, e non potrai mai comprendere cosa c’è qui nel cuor mio.
Mi annido nella tempesta. È così simile la mia voce allo schiantarsi della marea. Assale. Mi unisco alle fragilità del mondo, situandomi tra cocci e schegge, riversa tra le scaglie e le tessere dell’infinitamente piccolo. Il respiro si schiude come stoffe strappate oltre le cuciture che lasciano piovere, disobbedendo al sole e all’asciutto. Sfoggio la tristezza sulle onde che ripassano, dimentiche di acqua e del loro stesso movimento e ritornare verso l’alto è argento. Vivo. A malapena. Le risacche mi pèrdono. Il mio cuore ha messo in conto un perdòno silenzioso che non infastidirà nessuno. Con l’anima fuori misura, smisurata, addirittura. Mentre c’è chi cura la lontananza, io mi raccolgo e mi tengo vicina. Litri di bufera mi annegano. Mi ritiro nel mio ordine discreto.
Ciò che sento e ciò che vivo sono in perfetta disarmonia, una curiosa asincronia, un’indecifrabile dicotomia.
Ho la strana sensazione di sentirmi ovunque fuori posto.