Gabriel García Márquez – Politica
L’ebbrezza del potere cominciò a decomporsi in raffiche di disagio.
L’ebbrezza del potere cominciò a decomporsi in raffiche di disagio.
So che in tanti dall’altra parte sono un po’ impazienti: hanno dovuto aspettare quattro lunghi anni. Ma alla fine siamo qui, sulla stessa rete, alla stessa ora. Grazie a quelli che ci hanno aspettato, soprattutto a quelli che non ci sono molto simpatici ma che ci hanno aspettato lo stesso. […] Nessuno può essere privato della sua dignità, siamo tutti uguali davanti alla legge e tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. L’informazione non può essere sottoposta ad autorizzazioni preventive o a censure, deve essere libera. […]Ho una domandina scomoda che ripeterò in tutte le puntate in cui riusciremo ad andare in onda: perché Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti non sono ancora tornati in Tv?
Può sopravvivere e non essere sovvertita una città in cui si fa quanto possibile per distruggere le leggi, una città in cui le sentenze non hanno efficacia e possono essere invalidate e annulate da privati cittadini?
Se proprio dobbiamo andare a votare, chi ci va può anche votare i nuovi governanti, se non sono il male minore sono almeno un male diverso.
Finche la politica sarà considerata un prodotto qualsiasi da vendere seguendo le più banali regole pubblicitarie, la nostra società non potrà far altro che peggiorare.
Per un politico è più facile mettersi una mano sul didietro, per proteggersi dagli attacchi degli avversari, che non sulla coscienza per chiedersi se ha sempre agito in nome del bene comune.
Mi chiamano pescivendola ma non mi offendo.