Salvatore Coppola – Desiderio
Alzandomi dal letto, dopo aver trascorso una notte insonne, mi son detto: “Oggi voglio scrivere qualcosa”. Già!… Ma cosa?
Alzandomi dal letto, dopo aver trascorso una notte insonne, mi son detto: “Oggi voglio scrivere qualcosa”. Già!… Ma cosa?
Mi prendi, mi trattieni, ti sento; rapisci la mente in un sottile gioco di seduzione. Bramami, desiderami, avvinghiati al mio corpo, è pelle; avido desiderio di te, solo il culmine, solo perché il resto di me tu l’hai già preso… l’anima.
Sai cosa vorrei? Vorrei dire “Non respiro” e sentire finalmente rispondere “Ti porto io dove si respira”. Questo vorrei.
Voglio riavere una parte di me stesso volata via, rivoglio i miei sogni, rivoglio le mie certezze.
I nostri corpi inaspettatamente compenetranti erano un incontro unico di carne e dolorose attese, inno ingiustificato a quella vita che finalmente ci aveva sorpreso. Sospesi in un abbraccio eterno, quella piccola stanza nel cuore di Roma era il nostro ritaglio di paradiso, il nostro improvviso riscatto da un’esistenza tiepida e senza tumulti. In quella stanza benedetta, vergine per noi, priva di qualunque orpello inutile, oltre all’ansare del nostro respiro, non c’erano altro che cielo e luce e quell’atto sessuale veniva a completare un amore che, ora, veramente, non veva bisogno d’altro.
Stai bene dove stai? Beh, si. Sussiste, però, quel desiderio, quella speranza di trovare un luogo che sia mio, un santuario per i miei pensieri. L’unico mio problema consiste nel cercare il mio angolo in un mondo maledettamente rotondo.
È stato solo un attimo, l’immensa sensazione di essere per sempre con te, la voglia di non alzare mai lo sguardo per recriminare. Tu sei il mio desiderio più grande che conservo, senza lacrime, in un angolo di cuore. Aiutami a far sì che non resti tutto un sogno; questo è tutto per te.