Francesca Zangrandi – Filosofia
Non ho paura di dire quello che penso, ho paura di quello che penso.
Non ho paura di dire quello che penso, ho paura di quello che penso.
La cosa importante è che si parli di te e delle tue imprese, in bene o in male, meglio in bene ma che se ne parli sempre.
Senza la tentazione questo mondo non esisterebbe.
Preferisco morire che smettere di vivere.
Temere la morte altro non è che credere di esser saggi senza esserlo, di sapere ciò che non si sa. Infatti, nessuno sa che cosa sia la morte, se per l’uomo il più grande dei beni; eppure tutti la temono come se fossero sicuri che essa è il più grande dei mali. E non è forse la più riprovevole ignoranza, questa, di credere di sapere ciò che non si sa?
Il tempo si è attorcigliato su sé stesso, il passato è cambiato, e gli eserciti della morte e dell’oppressione non hanno mai perso. Gli angeli svolazzanti nell’azzurro del cielo, e quelli sulla terra che tessono fili nella luce arancione, sono la stessa, medesima cosa, una mano che lava l’altra, il bianco e il nero, il rosso e il blu, il giallo e il verde, due realtà con lo stesso scopo: il dominio, la sopraffazione del cosmo per renderlo sgabello dei loro piedi, razza eletta forse, ma ostile e distruttiva. Far passare altri per quello che in realtà sono i suoi: l’inganno del cristo lo ha compiuto, Dio suo padre ha paraculato, e adesso è in effetti la vittoria, e i tuoni in lontananza sono forse la conseguenza di pasti troppo pesanti.
Chi si sofferma ad “osservare” un punto, in un piano finito, non può trascurare di guardare il piano.