Primo Levi – Giornata della memoria
Il Lager è la fame.
Il Lager è la fame.
Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo.
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio.
Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà.
Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo.
Auschwitz inizia ogni volta che si guarda un mattatoio e si dice: sono soltanto animali.
Sapevamo bene cosa significavà là dentrò: era il campo di sterminio, dove eravamo finiti a lavorare nella cava. Salva sapeva cosa aveva visto e sopportato, e io sapevo cosa aveva visto lui. Ci sentivamo maledetti.