Isabel Milù – Guerra & Pace
Se le voci del sopruso potessero unirsi, chissà quale grido sentiremmo la notte.
Se le voci del sopruso potessero unirsi, chissà quale grido sentiremmo la notte.
Se bisogna combattere per la pace, allora preferisco fare la pace per la guerra.
Cammini lento tra il sangue dei morti e le lacrime dei vivi, con l’ultima bomba ancora addosso e il fucile tra le mani. E non sarà pace quella di domani sarà solo silenzio.
Amo il futuro, perché è limpido, un foglio bianco su cui planare. Lo amo in anticipo, come una promessa, come un neonato che attende di fare la sua comparsa nel mondo. E lo sento questo futuro, e non mi spaventa, anche se ogni passo ci conduce sempre più paradossalmente verso la morte. Ma ci chiede sommesso di liberarlo di tutto il peso che si porterà addosso, asportare l’enorme neo fiorito nel concepimento, ingrossato da retaggi e cammini distorti del passato, gonfio di anni e di sbagli dell’uomo. Lasciamolo in pace questo futuro, lasciamolo respirare, libero, magari inconcludente, ma offriamogli il sacrosanto diritto di essere staccato dalle corde, quelle logore, insensate corde, intrecciate dall’umana stupidità, pronte a legarlo, a strozzarlo ancor prima del suo tempo.
Tutto è destinato ad una morte orrenda e solitaria…ma il nostro animo è colmo di bellezza…
A volte abbiamo bisogno di pace per imboccare la strada giusta.
Millenni di guerre tra uomini hanno decimato la popolazione mondiale. Adesso abbiamo le armi per farci fuori una volta per tutte, tutti insieme.