Francesca Alleva – Libri
Sono una scrittrice senza speranza. E ho capito di esserlo quando ho cominciato a dare alle parole lo stesso peso che davo ai fatti.
Sono una scrittrice senza speranza. E ho capito di esserlo quando ho cominciato a dare alle parole lo stesso peso che davo ai fatti.
Quand’ero piccola attendevo con ansia di vederlo. Ogni sua visita era un evento. Adesso ogni assenza è un non evento, una sottrazione, un’avventura di cui sentirò parlare quando il mio avventuriero si materializzerà ai miei piedi, sanguinante o fischiettante, sorridente o scosso dai brividi. Adesso, quando se ne va, ho paura.
… Una sera ero seduto davanti al caffè della Rotonde aspettando un amico. Il cielo era pesante e Parigi al buio… quando sul largo marciapiede, sotto i platani nudi, vidi venire un giovane pallido vestito di velluto grigio, senza cappello e con un fazzoletto al collo, che aveva l’aria di un poeta e di un teppista insieme: qualcosa di tragico e di fatale, era Modigliani.
“Non devi pensare che io sia infelice: non lo sarò mai più.” Mi lasciò secco, quella frase. Aveva la faccia di uno che non scherzava, quando la disse. Uno che sapeva benissimo dove stava andando. E che ci sarebbe arrivato. Era come quando si sedeva al pianoforte e attaccava a suonare, non c’erano dubbi nelle sue mani, e i tasti sembravano aspettare quelle note da sempre, sembravano finiti lì per loro, e solo per loro. Sembrava che inventasse lì per lì: ma da qualche parte, nella sua testa, quelle note erano scritte da sempre.Adesso so che quel giorno Novecento aveva deciso di sedersi davanti ai tasti bianchi e neri della sua vita e di iniziare a suonare una musica assurda e geniale, complicata ma bella, la più grande di tutte. E che su quella musica avrebbe ballato quel che rimaneva dei suoi anni. E che mai più sarebbe stato infelice.
Daniel Rose Crimson si rese pienamente conto di quanto importante e labile potesse essere una semplice vita. In quel momento, per lui, il mondo non esisteva più. Non c’era nulla al di fuori di quelle quattro pareti! Il suo intero universo si era piegato e ripiegato su se stesso fino a diventare una sola semplice stanza di ospedale, quella in cui si trovava, che galleggiava in un mare di nulla.Del resto, e anche di ciò se ne rese conto soltanto in quel momento, era sempre stato così:ogni luogo era l’unico luogo, se comprendeva Kayleen.
Percorrevo le strade più buie che conoscevo, dove soltanto la luce dei nostri fanali disturbava l’oscurità.Mi rendevo conto, naturalmente, che anche altre persone usavano questo tipo di strade; quella notte, però, mi sembrò che quelle cupe scorciatoie di campagna esistessero soltanto per quelli come noi, mentre le grandi autostrade luccicanti con le enormi insegne e i bellissimi autogrill fossero destinate a tutti gli altri.
Io lo amo più di me stessa, Ellen; e lo so da questo: tutte le sere io prego di potergli sopravvivere, perché preferirei essere infelice io, piuttosto che saperlo infelice. È la prova che l’amo più di me stessa.