Ingrid Rivi – Libri
Riprendere a scrivere per colmare un vuoto e le parole prendono posto del dolore.
Riprendere a scrivere per colmare un vuoto e le parole prendono posto del dolore.
Era la vertigine. L’ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa.
Io… davanti a Riko… faccio sempre il superiore, la sgrido di continuo. In realtà però… vorrei dirle che mi piace, che è carina… vorrei abbracciarla ogni secondo.
È sempre più forte di me. Lo è sempre stato. Perché a lui basta una parola per farmi male. Anzi, anche meno: una parola non detta, un silenzio, una pausa. Uno sguardo rivolto altrove. Io posso sbraitare e dimenarmi per ore, passare alle ingiurie, mentre a lui per stendermi basta una piccola smorfia, fatta con un angolo del labbro.
Qualcuno ci sorveglia mentre scriviamo. La madre. Il maestro. Shakespeare. Dio.
Ogni libro ha per collaboratore il suo lettore.
C’erano guai giù a sud, e apparentemente gli Uomini che avevano percorso il Verdecammino erano alla ricerca di terre ove potessero trovare un po’ di pace. I Breatini erano gente simpatica e comprensiva, ma palesemente non molto disposta ad accogliere un gran numero di estranei nel loro piccolo paese. Uno dei viaggiatori, un tipo strabico e dall’aspetto malaticcio, prevedeva che un numero sempre crescente di persone sarebbero emigrate verso nord nell’immediato futuro. “E se non si farà loro un po’ di posto, se lo faranno da sé. Hanno anche loro il diritto di vivere, come gli altri”.