Lev Nikolaevic Tolstoj – Libri
“Sì, tutto è stato come non avrebbe dovuto essere”, si disse, “ma non importa. Si può, si può fare come dovrebbe essere. Ma come dovrebbe essere?” Sì domandò, e improvvisamente tacque.
“Sì, tutto è stato come non avrebbe dovuto essere”, si disse, “ma non importa. Si può, si può fare come dovrebbe essere. Ma come dovrebbe essere?” Sì domandò, e improvvisamente tacque.
Io dico e credo, che il libro è e deve essere la quintessenza del suo scrittore e che se non è tale, egli sarà cattivo, debole, volgare, di poca vita e di effetto nessuno.
Ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all’estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte né brucia nel fuoco. Da lì, da quell’ossicino, l’uomo verrà ricreato al momento della resurrezione dei morti. Così per un certo periodo ho fatto un piccolo gioco: cercavo di indovinare quale fosse il luz delle persone che conoscevo. Voglio dire, quale fosse l’ultima cosa che sarebbe rimasta di loro, impossibile da distruggere e dalla quale sarebbero stati ricreati. Ovviamente ho cercato anche il mio, ma nessuna parte soddisfaceva tutte le condizioni. Allora ho smesso di cercarlo. L’ho dichiarato disperso finché l’ho visto nel cortile della scuola. Subito quell’idea si è risvegliata in me e con lei è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un’altra persona.
“Perché leggi”, per me, non potrà mai essere una domanda. È come chiedere a qualcuno perché mangia. Leggo perché scrivo. E leggere di altri è una continua scoperta, una continua lezione, un piacere, un soffio d’aria, un morso bello pieno, una sorsata d’acqua. È un dialogo. Io scrivo, loro scrivono, qualcuno mi leggerà, io leggo loro. È uno scambio di vite. Leggo perché dono la vita: i personaggi hanno bisogno di me, per vivere. Leggo perché è una rinascita: una vita sola non basta ed io vivo sempre di nuovo e di più, attraverso di loro.
Vai laggiù tra gli alberi. Liberati di quel che di umano è rimasto del tuo corpo e non innamorarti così follemente della notte da smarrire la strada!
Se non facessi così non riuscirei mai a separarmi da te.
È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore.Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte.Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.