Antonio Cuomo – Religione
Avere cura di ogni essere è questo l’amore di Dio.
Avere cura di ogni essere è questo l’amore di Dio.
Dove finiscono le nostre capacità inizia la nostra fede. Una forte fede vede l’invisibile, crede l’incredibile e riceve l’impossibile.
Sai Dio; non è che io non creda in te, che io non voglia avere fede. È solo che quando ogni giorno affronti prove durissime e fai una difficoltà enorme per restare in piedi è dura. Quando ti imbatti in piccoli angeli che se ne vanno così ingiustamente, e poi ti resta solo da vedere quante persone cattive che vivono di violenza restano a popolare questo mondo è difficile che si possa accettare. Io lo so che tu e il cielo volete gli angeli più belli… Ma lasciane qualcuno anche a noi di bello da vedere, da guardare, da crescere e da frequentare altrimenti ci ritroveremo circondati solo dalla cattiveria, dall’opportunismo e dalla violenza. Confido in te come ho sempre fatto. Ancora in fede.
La fede è frutto dell’anima, non del corpo.
I figli di Dio erano in preda alla follia, abbandonati da lei, rifiutati conoscendone i motivi, commisero i più vili raggiri perché non lasciasse almeno Dio, di cui erano al servizio. Gli angeli e Dio stesso cercarono di circuirla, ma lei percepì la loro malvagità e doppiezza, e si rifiutò sempre a loro, essendo il suo cuore già perduto, dall’inizio dei tempi, per un altro. Dalla miseria della perdita di questa ghiottoneria e dell’errore l’uomo si rivolse al pappa ed esso proferì una sentenza atroce, di cui se ne sentirà l’eco per i millenni: se Dio non l’avesse avuta alla festa della sua mensa (e non come ospite), allora nessuno l’avrebbe avuta avuta mai, divise i due attraverso il Cristo, e di questo fu profondamente soddisfatto. Insieme a Dio e agli angeli perse per sempre la Santità e la Ragione, posto le abbiano mai avute, vi furono battaglie sotto la terra e nell’aria e il mondo non fu mai più come prima.
In qualsiasi luogo recondito, in ogni luogo di questo mondo, anche nel più remoto, abbi rispetto del tuo angelo custode.
Forse sono fatta male io, forse do troppo peso al dolore e poco ai momenti eclatanti che compongono la vita. Forse sono “troppo piccola e ignorante” per comprendere alcuni destini, ma non riesco a vedere nulla di miracoloso e magico in quei bimbi massacrati dalla guerra. In quel bambino violentato e ucciso, colpa dell’uomo? Sicuramente. Ma perché quei “figli”? Perché non i nostri? Non è forse destino questo? Ci sono madri che continuano a chiamare, a gridare, a urlare a squarcia gola un nome che non c’è più, mentre altre abbracciano con un sorriso il proprio figlio. Davanti a questi eventi, mi riesce difficile “comprendere” il miracolo di un disegno”.