Ruut Veenhoven – Frasi Sagge
La ricerca della felicità con mezzi diversi dal guadagno materiale è una questione anche politica: bisogna prendere consapevolezza che la ricchezza non aumenta la felicità e neanche un Welfare State la accresce.
La ricerca della felicità con mezzi diversi dal guadagno materiale è una questione anche politica: bisogna prendere consapevolezza che la ricchezza non aumenta la felicità e neanche un Welfare State la accresce.
Il discorso è sempre quello chi ti ama non ti cambia, non ti lascia, non ci sono scuse.
Mi sentirò un vincitore solo quando arriverò al traguardo assieme a tutti gli altri partecipanti.
Io non sono né saggio né ignorante. Ho provato gioie. È troppo poco dire: sono vivo, e questa vita mi dà il piacere più grande. La morte, allora? Quando morirò (forse tra breve), conoscerò un piacere immenso. Non parlo del pregustare la morte che è insulso e spesso sgradevole. Il soffrire abbrutisce. La grande verità di cui sono sicuro è invece questa: provo nel vivere un piacere senza limiti e avrò nel morire una soddisfazione senza limiti.Ho vagato, sono passato da un posto all’altro. Stabile, ho abitato in una sola camera. Sono stato povero, poi più ricco, poi molto più povero. Da bambino, avevo grandi passioni, e tutto quel che desideravo, lo ottenevo. La mia infanzia è sparita, la mia giovinezza è sulle strade. Non importa: ciò che è stato, mi rende felice; ciò che è, mi piace; ciò che avviene, mi conviene.La mia esistenza è migliore di quella degli altri? Può darsi. Ho un tetto, molti non ce l’hanno. Non ho la lebbra, non sono cieco, vedo il mondo, fortuna immensa. Lo vedo, questo giorno fuori del quale non è niente. Chi potrebbe sottrarmelo? E sparendo questo giorno, io sparirò con lui, pensiero, certezza che mi trasporta.Ho amato degli esseri, li ho perduti. Sono diventato pazzo quando questo colpo si è abbattuto su di me, perché è un inferno. Ma la mia follia è rimasta senza testimoni, il mio smarrimento non era manifesto, la mia sola intimità era folle. Talvolta, diventavo furioso. Mi si diceva: Perché siete così calmo? In realtà, bruciavo dalla testa ai piedi; di notte, correvo per le strade, urlavo; di giorno, lavoravo tranquillamente.Poco dopo, si scatenò la follia del mondo. Fui messo al muro come molti altri. Perché? Per niente. I fucili non spararono. Mi dissi: Dio, che fai? Smisi allora d’essere insensato. Il mondo esitò, poi riprese il suo equilibrio.Con la ragione, mi ritornò il ricordo e vidi che, anche nei giorni peggiori, quando mi credevo perfettamente, completamente infelice, ero tuttavia, e quasi sempre, estremamente felice. Ciò mi fece riflettere. Questa scoperta non era piacevole. Mi sembrava di perdere molto. M’interrogai: non ero forse triste, non avevo sentito la mia vita spezzarsi? Sì, era successo; ma, in ogni momento, quando mi alzavo e correvo per le strade, quando restavo immobile in un angolo della stanza, la freschezza della notte, la stabilità del suolo mi facevano respirare e riposare sull’esultanza.Gli uomini, specie bizzarra, vorrebbero sfuggire alla morte. E alcuni gridano, morire, morire, perché vorrebbero sfuggire alla vita. “Ma quale vita, mi uccido, mi arrendo.” Ciò è pietoso, strano, è un errore.Ho incontrato tuttavia degli esseri che non hanno mai detto alla vita, taci, e alla morte, vattene. Quasi sempre delle donne, creature belle. Quanto agli uomini, il terrore li assedia, la notte li ferisce, vedono i loro progetti annientati, il loro lavoro ridotto in polvere, restano sbigottiti, loro, così grandi, che volevano costruire un mondo, ma tutto sprofonda.
La rabbia ti mette in mano il fucile, ma è senza mirino, il mirino te lo consegna la saggezza.
Non importa quanto sei impegnato: ogni tanto non dimenticarti di sgombrare la mente dalle preoccupazioni e da tutti i doveri. Basta che tu li metta al bando. Ricorda, non sei stato creato per le preoccupazioni, ma sono le preoccupazioni a essere create da te. Non permettere loro di torturarti.
Ogni cosa ha il suo tempo, chi ha pazienza ne uscirà.