Gino Rendola – Stati d’Animo
Com’è strano: ci pensiamo e non ci cerchiamo nella mano. Che male al cuore.
Com’è strano: ci pensiamo e non ci cerchiamo nella mano. Che male al cuore.
Molto spesso, quello che del mondo vediamo è il riflesso di ciò che abbiamo dentro.
Nel nostro cuore si conservano le più belle lettere mai scritte.
Come resti di terra trascinati dalla china di pioggia pazza. Il pietrisco a graffiare la schiena. La sensazione d’umido penetrarmi lo scheletro. Il pungente odore di fango mi inonda le narici e mi cosparge. Ho gli occhi rivolti a terra. Combattere e sfidare questo maltempo. Navigare su di una barca di carta nella terraferma e poi disfarla e guarnirmi il cuore d’un origami che sappia di qualcosa che ti riguardi, che mi faccia lampo e mi riconduca a te; ne farò un totem da divinizzare.
Mi piace chi parla con gli occhi e trema di sorrisi, e chi ne respira l’emozione con il cuore in gola. Mi piace chi accarezza con l’anima e l’abbraccia d’amore.
Sono quella dalle mille sfumature, quella che la vita non la misura in tempo che passa, ma in respiri capaci di bruciarmi la pelle quella con il coraggio pieno di mille paure e con le paure affrontate sempre con coraggio. Sono quella che puoi non vedere ma che non riesci a non sentire. Quella che se ne vale la pena ti da tutto e si gioca tutto, anima compresa. Sono quella del tutto o niente. Del prendere o lasciare. Ma se prendi tienimi, tienimi stretta, non lasciarmi scappare.
Amo la serenità perché non si impadronisce dei tuoi pensieri ma li accarezza.