Anna Sivero – Stati d’Animo
Si dice “sto bene, dai” perché dire “è un periodo del cazzo, ma ne uscirò da sola contando sulle mie forze come sempre” è troppo lungo!
Si dice “sto bene, dai” perché dire “è un periodo del cazzo, ma ne uscirò da sola contando sulle mie forze come sempre” è troppo lungo!
Qualche volta, si ha voglia di niente, ma bisogno di tutto. Di un bacio, una carezza, una dolcezza, un abbraccio, una parola dolce. Piccole cose, che poi piccole non sono perché ti cullano l’anima. Ma che non chiediamo, un po’ per orgoglio e un po’ per paura di risultare ridicoli.
Sopra alla testa, ho il cielo nero pece, nessun barlume di vita bianco pace, con il cuore rosso vivo che mi tramortisce per come batte e fluisce. Vecchi ricordi, passi falsi, sguardi sinistri, mani destre ritratte.
Hai mai pensato al significato delle parole? Al dirsi “ti voglio bene”, per esempio. È uno tra i pensieri più delicati che possiamo regalare. Perché quando dico – ti voglio bene – lo faccio per informarti che desidero proprio il tuo di bene. Non il mio. Desidero che tu sia felice. Indipendentemente da tutto il resto. Indipendentemente da me. Ogni “ti voglio bene” non va sprecato, gridato, abbreviato. Perché sono fatti per essere sussurrati all’orecchio. Come i segreti dei bambini. Sono come una scatola magica, il baule dei giocattoli o dei vestiti vecchi. Sorprendono sempre. Se inaspettati, sconvolgono. Come gli acquazzoni d’estate. E hanno il gusto dei cioccolatini. Addolciscono la giornata, l’anima, il cuore. Come le zollette di zucchero nel caffè del mattino.
Ho bisogno di perdermi, per poi ritrovarmi. Ho bisogno di rinnegare i miei voti, per riscoprirne la sacralità. Ho bisogno del centro dell’inferno per gustare il cielo del mio paradiso. Ho bisogno di frantumare ogni morale ed etica per riscoprire il sorriso. Ho bisogno di allontanarmi dalle Tue leggi, per ricordarmi quanto sono infelice quando ciò accade.
Quando arriva la notte e ogni rumore intorno a noi si placa, dentro di noi si accende la musica.