Alessandro Ammendola – Stati d’Animo
Arriva un momento in cui più che voglia di felicità, si desidera un po’ di tranquillità.
Arriva un momento in cui più che voglia di felicità, si desidera un po’ di tranquillità.
L’intelletto si accresce con le nozioni ma si affina con le emozioni, poiché queste ci aprono un varco tra il capire e il pensare: il sentire.
Il vizio non si sa spiegare ma riesce a farsi capire più della virtù.
Chissà se sia meglio essere ciò che sembriamo o semplicemente, sembrare ciò che siamo.
Quando mi sentivo nervoso era perché mi mancavano le cose per sentirmi felice, è una cosa logica, se hai l’acqua al posto della benzina la macchina non partirà mai. Allora cercavo di stare sempre in compagnia delle persone giuste, e quando non c’erano le persone mi attaccavo alla musica e quando non c’era la musica me la cantavo da solo.
E mi lascio avvolgere così da questo sonno artificiale… dal sapore diverso, nuovo, quasi inquietante.
Il cuore non è cieco, ma ha quel bizzarro vezzo di voler vedere solo ciò che lo appaga. Poco importa se questo sia autentico o illusorio, nel momento contingente ciò che conta è sfamarsi. Quando poi arriva la sofferenza, perché arriva, allora si è obbligati a fare i conti non con la propria cecità, ma con quella “stupidità sentimentale” che ha distolto il nostro sguardo dalla verità che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi.
L’intelletto si accresce con le nozioni ma si affina con le emozioni, poiché queste ci aprono un varco tra il capire e il pensare: il sentire.
Il vizio non si sa spiegare ma riesce a farsi capire più della virtù.
Chissà se sia meglio essere ciò che sembriamo o semplicemente, sembrare ciò che siamo.
Quando mi sentivo nervoso era perché mi mancavano le cose per sentirmi felice, è una cosa logica, se hai l’acqua al posto della benzina la macchina non partirà mai. Allora cercavo di stare sempre in compagnia delle persone giuste, e quando non c’erano le persone mi attaccavo alla musica e quando non c’era la musica me la cantavo da solo.
E mi lascio avvolgere così da questo sonno artificiale… dal sapore diverso, nuovo, quasi inquietante.
Il cuore non è cieco, ma ha quel bizzarro vezzo di voler vedere solo ciò che lo appaga. Poco importa se questo sia autentico o illusorio, nel momento contingente ciò che conta è sfamarsi. Quando poi arriva la sofferenza, perché arriva, allora si è obbligati a fare i conti non con la propria cecità, ma con quella “stupidità sentimentale” che ha distolto il nostro sguardo dalla verità che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi.
L’intelletto si accresce con le nozioni ma si affina con le emozioni, poiché queste ci aprono un varco tra il capire e il pensare: il sentire.
Il vizio non si sa spiegare ma riesce a farsi capire più della virtù.
Chissà se sia meglio essere ciò che sembriamo o semplicemente, sembrare ciò che siamo.
Quando mi sentivo nervoso era perché mi mancavano le cose per sentirmi felice, è una cosa logica, se hai l’acqua al posto della benzina la macchina non partirà mai. Allora cercavo di stare sempre in compagnia delle persone giuste, e quando non c’erano le persone mi attaccavo alla musica e quando non c’era la musica me la cantavo da solo.
E mi lascio avvolgere così da questo sonno artificiale… dal sapore diverso, nuovo, quasi inquietante.
Il cuore non è cieco, ma ha quel bizzarro vezzo di voler vedere solo ciò che lo appaga. Poco importa se questo sia autentico o illusorio, nel momento contingente ciò che conta è sfamarsi. Quando poi arriva la sofferenza, perché arriva, allora si è obbligati a fare i conti non con la propria cecità, ma con quella “stupidità sentimentale” che ha distolto il nostro sguardo dalla verità che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi.