Gabriele Bove – Stati d’Animo
Essere impassibile non è sinonimo di essere insensibile.
Essere impassibile non è sinonimo di essere insensibile.
Un cuore allegro è stato impastato con le mani sporche di colori.
Che senso ha sopportare un dolore evitabile?Nessun senso, è la risposta ovvia.Ma a volte quel dolore, così ben miscelato alla speranza che lo stesso si trasformi in sogno o benessere, scava una nicchia nel cuore, un nido nei pensieri, si cuce alla vita, si ricama sulla pelle, si tatua sull’espressione e diventa parte di noi, si sveglia al mattino con noi.Poi a sera finge di assopirsi con noi, ma si agita tutta la notte nei sogni e nelle mani vuote, lasciando giorno dopo giorno un sapore che ci rende distratti e intristisce gli occhi che guardano sempre più lontano.Ma sradicare questo dolore non si può, sarebbe come strappare il cuore a metà, con un rumore secco di pagina antica, croccante, polverosa e fragile.Se fossi, tu, un disegno a matita, io ti giuro ti cancellerei. Lentamente e delicatamente, ma ti cancellerei.Soffierei poi sul foglio di questa vita consegnandoti al primo alito di vento e il ricordo del dolore si perderebbe con te.
Quando più risucchia, tanto libro e quanto più plano, allora, sprofondo; se fossi acqua di lago, con la sua calma, fluirei, ma in sorte ho la lava del vulcano e ribollo nella mia fucina, aggrovigliando i nervi anche alle caviglie tremanti.
Provo, cado, continuo a riprovare, mi alzo, mi do forza e vado avanti. Provo sempre, ogni singolo momento, anche quando vedo nei miei occhi Il ricordo del passato; io provo. Cerco di non tornare al punto di partenza. Cerco con tutta la mia forza di trovare una ragione valida per continuare. E continuo, perché la vita va avanti ed io faccio lo stesso senza abbattermi, trovo il coraggio di aggrapparmi ogni giorno ai miei sogni e alla voglia di ricominciare. Sempre!
La notte stellata che osservi in solitudine, ti fa capire che non si è mai veramente soli se a farci compagnia ci sono loro, le stelle.
In quei periodi in cui nulla sembra andare per il verso giusto, si vive in uno stato di angoscia continuo, ci si sente come assaliti da un freddo terribile e da un enorme senso di solitudine, come dopo aver puntato tutti i soldi al numero sbagliato sul tavolo del black jack; non si desidera la morte, ma, al tempo stesso, si pensa di non voler più vivere, di dover impostare, per un po’, la propria mente in modalità offline, se solo si potesse fare.