Jonathan Coe – Stati d’Animo
Esiste un certo tipo di silenzio in cui le parole non sono necessarie, e che non segnala la fine, bensì l’inizio della comprensione.
Esiste un certo tipo di silenzio in cui le parole non sono necessarie, e che non segnala la fine, bensì l’inizio della comprensione.
Erano sottili e ben strani, pensava, i collegamenti che si potevano stabilire tra cose in apparenza non connesse: dipinti, parole, ricordi, orrore. Sembrava che tutto il caos del mondo, disseminato in qualche modo sulla Terra dal capriccio di dèi ubriachi o imbecilli – una spiegazione valeva l’altra – o di spietate fatalità, potesse vedersi di colpo ordinato, trasformato in un insieme dalle proporzioni precise, sotto la chiave di un’immagine inaspettata, una parola detta per caso, un sentimento, un quadro contemplato insieme ad una donna morta dieci anni prima, ricordato adesso e ridipinto alla luce di una biografia diversa da quella di chi l’aveva concepito. Di uno sguardo che forse lo arricchiva e lo spiegava.
Nascondo il dolore dietro una maschera. Labbra che disegnano un sorriso, mentre gli occhi spenti non lasciano intravvedere l’anima che piange.
Le passioni sono come le stelle cadenti: bisogna sempre seguirle e dedicare loro i nostri occhi, le nostre attenzioni, le nostre cure.
Mia figlia mi ha chiesto: “Papà cos’è un’emozione?” Ti dico solo una cosa, quando sei nata tu non sono riuscito neanche a dire mezza parola. L’emozione è una cosa che senti fortemente dentro ma che non riesci neanche minimamente a spiegare fuori.
La nobiltà dell’essere emerge tutta dalla copiosità delle sue lacrime.
Si può essere un punto di riferimento solo per se stessi affinché sia chi ti ama e sia chi tu stesso ami possa avere l’anima aperta ad ogni avvenimento.