Carlo Bisecco – Tristezza
Certi giorni il mio cuore è disordinato e freddo come la nebbia.
Certi giorni il mio cuore è disordinato e freddo come la nebbia.
È triste scoprire che chi adoravi non ti ha mai amata è vero. Ma il rifiuto per i tuoi sentimenti è devastante e doloroso. Sapere che ci hanno sputato sopra dà un senso di totale disarmo. È mille volte meglio un “non provo niente per te” detto subito. È sicuramente più accettabile e più rispettoso verso chi ha messo in gioco cuore e anima!
Vivo è dolore di una spina conficcata nell’abisso dell’anima, giace sapiente l’ultimo urlo, ultima spina inflitta, resta profonda negli abissi sconosciuti anche all’anima scheggiata di chi amor è! E d’amore muore!
Ormai era come quel campanello che guasto non smetteva di suonare e nonostante mi tappassi le orecchie con forza non potevo fare a meno di sentirlo trillare… “gridare” quasi con insistenza penetrarmi nel cervello come a perforarlo… Sentivo dolore… Lacrime… l’urlo della mia anima che spezzava ogni possibile silenzio che tentavo con fatica di trovare per placare il “dolore”, ma… Nulla… Quel “suono” non cessava… Quel “grido” agghiacciante che mi spaccava l’anima proseguiva con crudeltà senza arrestarsi o placarsi… Stanco… Affranto chinai la testa come stordito o forse “dolorante” le palpebre sembravano incollate, le labbra non riuscivo a muoverle, mi sentivo “morto” o perso nell’incoscienza di esistere… Nella consapevolezza che ormai non potevo aggrapparmi a nulla non c’era niente o nessuno pronto ad afferrarmi per impedirmi di cadere nel baratro… Allora perché lottare!? Perché non chiudevo gli occhi e mi lasciavo cadere nell’oscurità che ormai si accaniva su di me!? Perché… Ero troppo stanco per capire cosa mi trattenesse da smettere di credere in qualcosa… Perfino le mie mani come le braccia erano immobili e il respiro quasi moriva in gola… Come ero arrivato a quel punto… Come potevo permettere che tutto ciò mi facesse male… Mi colpisse senza pietà… Ero inerme e gli occhi offuscati consapevole di non riuscire nemmeno a capire dov’ero… Mi sentivo solo annegare e non feci nemmeno il debole sforzo di rialzarmi… Benché mi resi conto del pavimento sotto di me freddo più d’ogni altra cosa e del buio della stanza che invece di arretrare sembrava venirmi incontro quasi a stringermi per soffocarmi in un abbraccio senza più luce.
Molti sentono tanta tristezza in questi giorni di festa, ma i nostri cari sono qui vicino a noi, se solo potessimo ascoltare quest’emozione forse loro sarebbero liberi di andare.
Passano gli anni ma il dolore rimane sempre lo stesso.
Tristezza:è ridere quando si vuole piangere.È andare via quando si vuole rimanere.È ricevere un no quando si aspetta un sì.È prima di tutto, odiare quando si vuole amare.