Sue Patton Thoele – Tristezza
Conservare il dolore di vecchie ferite è estenuante e faticoso.
Conservare il dolore di vecchie ferite è estenuante e faticoso.
Io non ho mai avuto una tristezza che un’ora di lettura non abbia dissipato.
Io non penso più, non ho voglia di pensare, non ho forza di pensare, mi fermo e ascolto il silenzio.
Solo la verità può far male, ferire e arrivare dentro come un pugnale. Solo ciò che è vero può toccare e scalfire una persona. Il resto non può toccarti se non lo senti “tuo” non può appartenerti ne restarti addosso, ma solo scivolare via.
Non puoi neanche immaginare, quanto sia difficile camminare con un coltello piantato nello stomaco, e far finta che sia solamente mal di pancia.
Me ne vado via ogni giorno un po’ di più, come vanno via i cerotti dalle ferite sulla pelle, come il cielo che si ritrova ogni giorno senza stelle.
La luce, quando si spegne, lo fa piano, senza rumore o clamore inesorabilmente tutto ciò che prima era visibile viene inghiottito dall’oscurità, ma il frangente di passaggio dura in realtà un eternità. E nel buio ti abbandoni, sicuro del fatto che non vieni visto… tanto la luce è spenta. La luce, quando si spegne, è capace di regalare ultimi attimi di qualcosa che rimarrà ben impressa ma per pochi secondi nella tua mente, come una fotografia destinata a cancellarsi da li a breve. E nel buio la mente si sente persa. La luce quando si spegne può lacerare il cuore, perché potrebbe portarti via la cosa più importante della tua vita, ma nel buio lei c’è ancora. La luce si spegne anche quando solo chiudo gli occhi, e ora la luce è spenta, e nel buio io vivo meglio.