Cleonice Parisi – Vita
La vendetta è la vetta per l’uomo che da se stesso vittoria non aspetta, e sulla sconfitta altrui la sua gioia svetta.
La vendetta è la vetta per l’uomo che da se stesso vittoria non aspetta, e sulla sconfitta altrui la sua gioia svetta.
Ora guardo avanti con la consapevolezza di poter raggiungere sogni, obbiettivi, vette, orizzonti, prospettive irraggiungibili. Ora so, che l’impossibile è solo una parola; una stupida parola che si pronuncia quando si ha paura, quando non si riesce a voltare pagina, quando si temono le conseguenze, quando non si comprende bene che la vita. Quando non si capisce che il nostro agire e interagire, ci fa scoprire chi siamo davvero, ci aiuta ad abbattere limiti, a superare paure, ad affrontare difficoltà, ad annientare barriere preposte dalle nostre insicurezze. Tutto è parte integrante di un disegno di cui noi facciamo parte. Cose essenziali e importanti che non bisogna opporre ostacolo.
La vita è un fardello troppo pesante per poter pensare, anche per un solo istante di viverla da soli.
Voglio vivere lasciando le impronte del mio passaggio, incise nei respiri del tempo.
Non ti Auguro niente perché le mie sono solo parole, sarà poi la Vita a decidere se farti un regalo!
Fino a un certo punto della nostra vita non ci è stato difficile sapere più o menochi eravamo, da che parte stavamo e contro chi.
La vita ha una grande, grandissima sala d’attesa. Fissi la porta di quell’ascensore che speri si spalanchi all’improvviso. C’eri arrivata, eri lì, ti avrebbe portato in alto, lì a quel settimo cielo di cui avevi sempre sognato le nuvole e gli angeli, ma qualcuno più veloce l’ha chiamato prima di te; pensavi andasse su, invece l’hanno chiamato da sotto: avrebbe fatto meglio a far salire te! E le vite di tutti sono porte scorrevoli di ascensori di antichi palazzi che hanno dentro storie, quadri appesi a chiodi arrugginiti, stanze, segrete, sotterranei, armadi abitati da scheletri, pareti umide e qualche ornamento sfarzoso qua e là. Quanti ritardatari e quanta gente rimasta giù in questa grandissima sala d’attesa. Si fanno anche bell’incontri di tanto in tanto, altre volte brutti, ma ad accomunarci questa stessa necessità di raccontarci le vite e di quella volta in cui abbiamo perso l’ascensore e siamo rimasti a terra. Non ti resta che aspettare che la porta si apra per portarti a casa tua, lì al piano che ti è stato assegnato.