Silvana Stremiz – Vita
Attenderò che il tempo mi restituisca il sorriso o per lo meno che attutisca il dolore.
Attenderò che il tempo mi restituisca il sorriso o per lo meno che attutisca il dolore.
Nessuno è veramente solo in questo mondo: ognuno ha il proprio Dio, il proprio dolore o il proprio orgoglio a fargli compagnia.
Finché avrò vita in questa terra vorrò vivere ogni istante della stessa con l’istinto di un leone a caccia della sua preda, con la forza di un gladiatore in continua lotta per la sopravvivenza, sfruttando appieno tutte le doti e i mezzi che, la stessa, vorrà donarmi e con l’intensità e la passione dell’istinto degli istinti; l’amore: sino alla fine dei miei giorni, quando non rimarrà della mia materia solo che “aria e polvere”, affinché non rimanga inerme e abbia la forza “di continuare a volare” con energia nuova nell’eternità delle opere di “Pensieri e Parole” di chi vorrà ricordarmi sentendo l’aria muoversi attorno a se.
Lì c’era la mia vita, fatta di piccole cose. Un cane che corre, il vento fra gli alberi, il sudore della fatica. Lì c’era casa mia, abitata da antiche persone. La nonna che cucina, lo zio che ara i campi, il nonno che impreca qualche santo. Lì c’era tutta la mia vita, era semplice, e mi piaceva proprio così.
Solo nella gioventù l’uomo vive ciò che gli spetta in tutta la sua intensità e freschezza, fino al tredicesimo o quattordicesimo anno, e di questo si nutre per tutta la vita.
Ricordiamoci che la vita è una ruota e prima poi ti investe.
I lati oscuri appartengono ad ognuno di noi. Chi più chi meno, ognuno nasconde sempre qualche cadavere nell’armadio, quelli di taluni però “puzzano” di più.