Kahlil Gibran (Gibran Khalil Gibran) – Vita
Sussurra al Mondo ciò che sei, ma urla a te stesso per capirti.
Sussurra al Mondo ciò che sei, ma urla a te stesso per capirti.
Tutto sfugge, uno sguardo, una parola, un pensiero, un dettaglio, piccolo e insignificante agli occhi di altri ma non per te. Per te è una luce, una speranza, la strada verso la realizzazione di un sogno, un motivo per rialzare la testa, la forza giusta per ingoiare le delusioni e riprendere il cammino con un passo più deciso verso il futuro, il tuo futuro che con tanto coraggio hai inseguito superando prove su prove, adesso senti non solo che lo vuoi ma che puoi!
Ecco, in questo caso che si fa? Anche a me succede la stessa cosa, eppure dentro di me la solita domanda: aspettare o tagliare ogni legame? Ma sai io come la prendo? Lascio andare il tempo, il tempo ha il valore che noi stessi le diamo ogni cosa che deve accadere, prima o dopo accade, vivere è più importante che aspettare, ma dentro di noi la vita è sempre una attesa sottile, una speranza di compimento; ma, a volte penso: cosa si aspetta se non la morte? Quando iniziamo a realizzare il concetto che il tempo “in avanti” stringe di giorno in giorno, ci prende la fretta di vivere, ma non capiamo che questa fretta ci condurrà più velocemente alla stessa morte.
Non facciamo altro che passare non visti attraverso brevi istanti della vita degli altri.
Le lacrime faranno posto alla speranza, il futuro cancellerà il passato, dall’amore nascerà una vita nuova.
Il fascino della vita è che non conosciamo cosa ci accadrà, perché nulla è scontato.
La nostra vita era ormai diventata un viaggio senza fine, non avevamo più una casa o forse ne avevamo solo troppe; eravamo diventati i padroni della terra come il sole lo era diventato del cielo.Le lunghe giornate che sembrava potessero portare monotonia ci portavano invece sempre qualcosa da vivere, qualcosa di nuovo;Avevamo sempre fame di cose nuove e questa fame parlava di sensazioni lontane che ci avrebbero forse un giorno riportato a casa, nel nostro piccolo dove abitavamo solo noi e potevamo urlare sogni e motti che nessuno oltre a noi avrebbe potuto sentire.