Richard Avedon – Vita
Le mie fotografie non vogliono andare al di là della superficie, sono piuttosto letture di ciò che sta sopra. Ho una grande fede nella superficie che, quando è interessante, comporta in sé infinite tracce.
Le mie fotografie non vogliono andare al di là della superficie, sono piuttosto letture di ciò che sta sopra. Ho una grande fede nella superficie che, quando è interessante, comporta in sé infinite tracce.
Prova solo per un secondo ad immedesimarti nel pensiero d’un cucciolo immobilizzato, sottoposto ad un qualsiasi esperimento “testologico”.
Arrivano quei momenti tetri. Anche quando fuori il sole splende e soffia il vento e l’erba è verde e l’aria fresca. Niente. Puoi essere circondato da amici che ti vogliono bene. E tutto ti va bene, fino a poco fa eri felice. Ma non c’è niente da fare! Quando arriva il momento devi buttarti giù senza una ragione, essere incazzato con te stesso perché ti chiedi “perché non sorridi? Eppure tutto va alla grande”. Nessuna risposta è di conforto. Son giunta alla conclusione che bisogna buttarsi giù, le nostre labbra hanno bisogno di relax, di star ferme e tacere, non sorridere. Come ha bisogno la nostra mente di farsi qualche domanda, di giungere alla semplice conclusione che si risolverà tutto, tutto passa. Ma è arrivato il momento e sei triste, non puoi farci niente.
Ogni colore trasmette delle sensazioni, per queste motivo viviamo la vita dipinta in ogni angolo.
L’unità di misura della vita non è l’anno ma l’attimo.
Non ascoltare le mie parole, potrebbero essere solo chiacchiere. Guardami negli occhi per scoprire “la verità di me.”
Scrivere può essere più facile che parlare, forse perché scrivendo nessuno può capire e giudicare le tue parole, e sei tu che decidi di farle leggere a chi sai che non ti ferirà.