Anna Maria D’Alò – Comportamento
Non puoi rinchiudere il mare in una boccia di vetro, non puoi imprigionare l’Infinito nella tua mente.
Non puoi rinchiudere il mare in una boccia di vetro, non puoi imprigionare l’Infinito nella tua mente.
Io sono una di quelle donne che quando ama, ama con l’anima, ma se capisco che sei il solito imbecille di turno ti mando dritto a quel paese senza repliche.
Chi ride ascoltando un’oscenità ride come uno spettatore di un’aggressione sessuale.
Meglio passare per matta facendo pazzie, che esser stupida e credere alle sciocchezze.
Ma sono io oppure sei tu, la donna che ha lottato tanto e il brillare naturale dei suoi occhi non lo scambiassero per pianto. Invece io lo vedo da te, arrivo sempre l’indomani e ti busso alla porta ancora poi ti cerco le mani. Sono io lo vedi da te e mi conosci lo vedi da te.
Una panchina del porto mi da le spalle, in quest’algida mattina novembrina, ma si intravedono marinai sputare sulle barche dei ricchi; mentre i primi si appellano alla carità del mare e lo venerano, quasi come un principale, gli altri lo insultano come uno sguattero e gli vomitano addosso, dopo il festino per la mastoplastica additiva della consorte. Batto le mani all’insolente marinaio dallo sputo nobile, ma il freddo congela anche i rumori.
In tutto quel silenzio mi sono messo ad urlare. Poi mi sono accorto d’essere in una clinica per sordomuti.
Io sono una di quelle donne che quando ama, ama con l’anima, ma se capisco che sei il solito imbecille di turno ti mando dritto a quel paese senza repliche.
Chi ride ascoltando un’oscenità ride come uno spettatore di un’aggressione sessuale.
Meglio passare per matta facendo pazzie, che esser stupida e credere alle sciocchezze.
Ma sono io oppure sei tu, la donna che ha lottato tanto e il brillare naturale dei suoi occhi non lo scambiassero per pianto. Invece io lo vedo da te, arrivo sempre l’indomani e ti busso alla porta ancora poi ti cerco le mani. Sono io lo vedi da te e mi conosci lo vedi da te.
Una panchina del porto mi da le spalle, in quest’algida mattina novembrina, ma si intravedono marinai sputare sulle barche dei ricchi; mentre i primi si appellano alla carità del mare e lo venerano, quasi come un principale, gli altri lo insultano come uno sguattero e gli vomitano addosso, dopo il festino per la mastoplastica additiva della consorte. Batto le mani all’insolente marinaio dallo sputo nobile, ma il freddo congela anche i rumori.
In tutto quel silenzio mi sono messo ad urlare. Poi mi sono accorto d’essere in una clinica per sordomuti.
Io sono una di quelle donne che quando ama, ama con l’anima, ma se capisco che sei il solito imbecille di turno ti mando dritto a quel paese senza repliche.
Chi ride ascoltando un’oscenità ride come uno spettatore di un’aggressione sessuale.
Meglio passare per matta facendo pazzie, che esser stupida e credere alle sciocchezze.
Ma sono io oppure sei tu, la donna che ha lottato tanto e il brillare naturale dei suoi occhi non lo scambiassero per pianto. Invece io lo vedo da te, arrivo sempre l’indomani e ti busso alla porta ancora poi ti cerco le mani. Sono io lo vedi da te e mi conosci lo vedi da te.
Una panchina del porto mi da le spalle, in quest’algida mattina novembrina, ma si intravedono marinai sputare sulle barche dei ricchi; mentre i primi si appellano alla carità del mare e lo venerano, quasi come un principale, gli altri lo insultano come uno sguattero e gli vomitano addosso, dopo il festino per la mastoplastica additiva della consorte. Batto le mani all’insolente marinaio dallo sputo nobile, ma il freddo congela anche i rumori.
In tutto quel silenzio mi sono messo ad urlare. Poi mi sono accorto d’essere in una clinica per sordomuti.