Anna Maria D’Alò – Morte
Bisogna morire più volte a se stessi, prima di iniziare a vivere.
Bisogna morire più volte a se stessi, prima di iniziare a vivere.
Non bisognerebbe mai esaudire l’ultimo desiderio di un condannato a morte: potrebbe desiderare di vivere.
Nulla ti può veramente distruggere se non sei tu a permetterlo.
La Morte estrae i numeri senza bisogno di mettere la benda e mischiare le palline.
La notte ha il fascino e l’argento dell’uomo dai capelli brizzolati.
Ricordo mio nonno, un contadino: quando gli chiedevo “Cosa fai, nonno?”, rispondeva “aspetto la morte”. Per me non era mai una risposta tragica perché per lui aspettare la morte significava attrezzarsi, nell’ultima parte della vita, ad affrontarla con tutte le armi dell’uomo (lo scherno, l’ironia, la tristezza, l’amicizia, l’amore), ma mai ad esorcizzarla. Noi invece la dobbiamo esorcizzare con i nostri “gesti segreti” perché crediamo solo nei fatti. E di fronte al “fatto della morte”, che non si può controllare perché si è “assenti” nei riguardi di esso, possiamo solo fare scongiuri o “dare i numeri”.
Spesso le domande senza risposte sono quelle che hanno già nella domanda la risposta.