Antonio Cuomo – Stati d’Animo
Quando la pioggia scioglie i miei colori e nel mio animo si annida l’inverno, manca dentro me… la tua calda essenza!
Quando la pioggia scioglie i miei colori e nel mio animo si annida l’inverno, manca dentro me… la tua calda essenza!
Vorrei tanto saper urlare tutto quello che mi fa male. Vorrei poter essere una volta pronta a rispondere a tono. Vorrei poter gridare che non sono così forte come sembro. Vorrei poter piangere e non nascondermi. Vorrei urlare basta! Ho un cuore anche io.
E poi ti senti presa dalla paura e dello spazio a metà tra la luce ed il nulla.
Ha la sapidità del mare, il ricordo del tuo bacio, mi abita dentro ogni attimo, mi rende naufrago attaccato a quel pezzo di vita che tiene a galla il mio cuore nell’oceano di passioni.
Il mio cuore vola verso il Natale, ai miei ricordi, ai miei profumi e sorrisi; ma il mio stato d’animo?
Ho posti dentro me talmente disabitati, d’aver sfrattato la me più bambina dalle mie stesse pareti di carne. Ho non luoghi dentro me così diversi, d’assomigliarsi tutti e rituali d’atteggiamenti che mi vedono dietro la porta dell’anima, chiusa fuori, murata dentro.
Per salvare la nostra felicità a volte diveniamo esseri ignobili. Quante verità vogliamo che rimangano sotto la polvere, perché preferiamo bendarci la vista pur di salvare i nostri disegni, e la triste realtà è che impariamo a conviverci con quelle finte realtà, pensando che il tempo rimargini quelle ferite che non abbiamo voluto curare; eppure sappiamo bene che quelle parole non dette, non ci hanno salvato affatto, ma ci hanno solo concesso una lenta morte. È così una bugia: scava in fondo all’anima e, quando l’hai capito, ti abbandona con la ferite ancora aperte.
Vorrei tanto saper urlare tutto quello che mi fa male. Vorrei poter essere una volta pronta a rispondere a tono. Vorrei poter gridare che non sono così forte come sembro. Vorrei poter piangere e non nascondermi. Vorrei urlare basta! Ho un cuore anche io.
E poi ti senti presa dalla paura e dello spazio a metà tra la luce ed il nulla.
Ha la sapidità del mare, il ricordo del tuo bacio, mi abita dentro ogni attimo, mi rende naufrago attaccato a quel pezzo di vita che tiene a galla il mio cuore nell’oceano di passioni.
Il mio cuore vola verso il Natale, ai miei ricordi, ai miei profumi e sorrisi; ma il mio stato d’animo?
Ho posti dentro me talmente disabitati, d’aver sfrattato la me più bambina dalle mie stesse pareti di carne. Ho non luoghi dentro me così diversi, d’assomigliarsi tutti e rituali d’atteggiamenti che mi vedono dietro la porta dell’anima, chiusa fuori, murata dentro.
Per salvare la nostra felicità a volte diveniamo esseri ignobili. Quante verità vogliamo che rimangano sotto la polvere, perché preferiamo bendarci la vista pur di salvare i nostri disegni, e la triste realtà è che impariamo a conviverci con quelle finte realtà, pensando che il tempo rimargini quelle ferite che non abbiamo voluto curare; eppure sappiamo bene che quelle parole non dette, non ci hanno salvato affatto, ma ci hanno solo concesso una lenta morte. È così una bugia: scava in fondo all’anima e, quando l’hai capito, ti abbandona con la ferite ancora aperte.
Vorrei tanto saper urlare tutto quello che mi fa male. Vorrei poter essere una volta pronta a rispondere a tono. Vorrei poter gridare che non sono così forte come sembro. Vorrei poter piangere e non nascondermi. Vorrei urlare basta! Ho un cuore anche io.
E poi ti senti presa dalla paura e dello spazio a metà tra la luce ed il nulla.
Ha la sapidità del mare, il ricordo del tuo bacio, mi abita dentro ogni attimo, mi rende naufrago attaccato a quel pezzo di vita che tiene a galla il mio cuore nell’oceano di passioni.
Il mio cuore vola verso il Natale, ai miei ricordi, ai miei profumi e sorrisi; ma il mio stato d’animo?
Ho posti dentro me talmente disabitati, d’aver sfrattato la me più bambina dalle mie stesse pareti di carne. Ho non luoghi dentro me così diversi, d’assomigliarsi tutti e rituali d’atteggiamenti che mi vedono dietro la porta dell’anima, chiusa fuori, murata dentro.
Per salvare la nostra felicità a volte diveniamo esseri ignobili. Quante verità vogliamo che rimangano sotto la polvere, perché preferiamo bendarci la vista pur di salvare i nostri disegni, e la triste realtà è che impariamo a conviverci con quelle finte realtà, pensando che il tempo rimargini quelle ferite che non abbiamo voluto curare; eppure sappiamo bene che quelle parole non dette, non ci hanno salvato affatto, ma ci hanno solo concesso una lenta morte. È così una bugia: scava in fondo all’anima e, quando l’hai capito, ti abbandona con la ferite ancora aperte.