Antonio Dimasi – Viaggi e vacanze
Ed ecco che tornando in Italia svanisce l’allegria tra la gente.
Ed ecco che tornando in Italia svanisce l’allegria tra la gente.
Così selvaggia e insaziabile è la vera voglia di viaggiare, lo stimolo di conoscere e di sperimentare cose nuove, che nessuna conoscenza e nessuna esperienza riescono a saziare. Uno stimolo che è più forte di noi e di tutte le catene, che vuole sempre più sacrifici da chi ne è dominato. […]Quando la terra chiama, quando ai vagabondi giunge il richiamo del ritorno e per noi irrequieti si delinea il luogo del riposo, allora alla fine non sarà un congedo, una timida resa, ma piuttosto un assaporare, grati e assetati, la più profonda delle esperienze.
Amo svegliarmi e guardare il sole, amo camminare e guardare la mia ombra, amo stare davanti al mare e osservarlo, amo guardare il cielo e non staccare più gli occhi.Voglio godermi istante per istante questa opportunità che mi viene concessa.Conoscere nuovi traguardi, mettere nero su bianco nella storia che sto vivendo.Amo la vita perché mi è stata concessa e voglio sfruttare ogni secondo del mio tempo a cercare un desiderio da realizzare.Voglio un sogno da avverare per dare un senso alla mia vita.
Ci sono viaggi che si raccontano e si condividono. Poi ci sono quei viaggi che non si possono raccontare. Troppo intimi e segreti per essere condivisi con il resto del mondo. Quei viaggi attraversano l’anima, celano la nostra natura, la primordiale essenza di noi stessi. In quei viaggi siamo liberi di vivere, di sognare o di soffrire, ma pur sempre accompagnati da quell’innato senso di solitudine che tanto amiamo e odiamo.
Essere saggi non significa altro che saper vivere la propria vita con le proprie esperienze.
Prima di sparire, si voltò e per un attimo rimase li, cercando un gesto per dire che era stato un viaggio bellissimo.
E cosìarrivammo a Punta Campanellacon soprabito e paltò, sottobraccioe Capri ci salutò all’improvviso, nel cielo tersodopo cinque chilometri sudati di pietretenendoci per manosciroppati con le scarpe da passeggiosorridevamo ai Torinesi, ai Tedeschi, agli Inglesiche ci guardavano allibiti in tute da trekkingannusammo l’aria scattandoci le fotoil vento ci baciava guastandoci i capellistavamo lì, di fronte all’isola distrutti ma felicirimanemmo seduti ricordando quante volteper la stanchezza lo sconforto ed il caloreeravamo stati per tornare indietrosiamo peggio di due muli – dicemmo ridendo.Ricorda, quando stai per tornare indietro ricordanoi siamo quelli di Punta Campanella.