Arthur Rimbaud – Frasi sulla Natura
La stella è pianto rosa al cuore delle tue orecchie,l’infinito è rotolato bianco dalla tua nuca ai reniil mare ha imperlato di rosso le tue vermiglie mammellee l’Uomo ha sanguinato nero al tuo sovrano fianco.
La stella è pianto rosa al cuore delle tue orecchie,l’infinito è rotolato bianco dalla tua nuca ai reniil mare ha imperlato di rosso le tue vermiglie mammellee l’Uomo ha sanguinato nero al tuo sovrano fianco.
Vorrei confondermi tra i petali dei fiori, lentamente cambiare colori e smarrirmi tra i loro profumi.
La natura selvaggia attirava chi fosse annoiato o disgustato dall’uomo e dalla sua opere. Non soltanto costituiva una possibilità di fuga dalla società ma anche il palcoscenico ideale sul quale esercitare il culto che l’individuo romantico spesso faceva della propria anima. La solitudine e la totale libertà di una terra selvaggia creavano l’ambientazione ideale per la malinconia o l’esaltazione.
E forse, ancora una volta, preferisco la natura agli uomini. Lei ascolta, loro no. La gente ha il vizio di voler essere ascoltata, ma non ricambia mai il favore.
Cosa fareste se quel genio venisse applicato per fini del tutto contrastanti con i vostri interessi? Se doveste scegliere tra la vita di un uomo e il possesso di un angolo dell’universo non toccato dalle vostre mani, non esitereste. Siete contrari al senso comune, alla logica più elementare. Voi siete le vere incognite sociologiche, voi siete l’incalcolabile ed inconoscibile, e proprio in questo risiede la forza immensa che esercitate: nella bruta non-logica.
Un falco, che aveva beffardamente seguito il pomo di maestra giù dalla sua naturale dimora tra le stelle, beccando all’insegna e molestando Tashtego, cacciò per caso la larga ala palpitante tra il martello e il legno; e in un baleno avvertendo quel sussulto etereo, il selvaggio affondato lì sotto, nel suo rantolo di morte, tenne inchiodato il martello. Così l’uccello del cielo, con strida d’arcangelo, rizzando in alto il rostro imperiale, e tutto il corpo imprigionato avvolto nella bandiera di Achab, andò a fondo con la sua nave, che come Satana non volle calare all’inferno finché non ebbe trascinata con sé, come elmo, una viva parte del cielo. Ora piccoli uccelli volarono stridendo sul vortice ancora aperto. Un tetro frangente biancastro urtò contro i suoi bordi ripidi. Poi tutto crollò, e il gran sudario d’acqua tornò a mareggiare come aveva fatto cinquemila anni fa.
Amo le farfalle, quando sembra che stai per afferrarle con un battito volano via. Amo i colori che indossano, amo il loro volteggiare e il loro giocare a nascondino.
Vorrei confondermi tra i petali dei fiori, lentamente cambiare colori e smarrirmi tra i loro profumi.
La natura selvaggia attirava chi fosse annoiato o disgustato dall’uomo e dalla sua opere. Non soltanto costituiva una possibilità di fuga dalla società ma anche il palcoscenico ideale sul quale esercitare il culto che l’individuo romantico spesso faceva della propria anima. La solitudine e la totale libertà di una terra selvaggia creavano l’ambientazione ideale per la malinconia o l’esaltazione.
E forse, ancora una volta, preferisco la natura agli uomini. Lei ascolta, loro no. La gente ha il vizio di voler essere ascoltata, ma non ricambia mai il favore.
Cosa fareste se quel genio venisse applicato per fini del tutto contrastanti con i vostri interessi? Se doveste scegliere tra la vita di un uomo e il possesso di un angolo dell’universo non toccato dalle vostre mani, non esitereste. Siete contrari al senso comune, alla logica più elementare. Voi siete le vere incognite sociologiche, voi siete l’incalcolabile ed inconoscibile, e proprio in questo risiede la forza immensa che esercitate: nella bruta non-logica.
Un falco, che aveva beffardamente seguito il pomo di maestra giù dalla sua naturale dimora tra le stelle, beccando all’insegna e molestando Tashtego, cacciò per caso la larga ala palpitante tra il martello e il legno; e in un baleno avvertendo quel sussulto etereo, il selvaggio affondato lì sotto, nel suo rantolo di morte, tenne inchiodato il martello. Così l’uccello del cielo, con strida d’arcangelo, rizzando in alto il rostro imperiale, e tutto il corpo imprigionato avvolto nella bandiera di Achab, andò a fondo con la sua nave, che come Satana non volle calare all’inferno finché non ebbe trascinata con sé, come elmo, una viva parte del cielo. Ora piccoli uccelli volarono stridendo sul vortice ancora aperto. Un tetro frangente biancastro urtò contro i suoi bordi ripidi. Poi tutto crollò, e il gran sudario d’acqua tornò a mareggiare come aveva fatto cinquemila anni fa.
Amo le farfalle, quando sembra che stai per afferrarle con un battito volano via. Amo i colori che indossano, amo il loro volteggiare e il loro giocare a nascondino.
Vorrei confondermi tra i petali dei fiori, lentamente cambiare colori e smarrirmi tra i loro profumi.
La natura selvaggia attirava chi fosse annoiato o disgustato dall’uomo e dalla sua opere. Non soltanto costituiva una possibilità di fuga dalla società ma anche il palcoscenico ideale sul quale esercitare il culto che l’individuo romantico spesso faceva della propria anima. La solitudine e la totale libertà di una terra selvaggia creavano l’ambientazione ideale per la malinconia o l’esaltazione.
E forse, ancora una volta, preferisco la natura agli uomini. Lei ascolta, loro no. La gente ha il vizio di voler essere ascoltata, ma non ricambia mai il favore.
Cosa fareste se quel genio venisse applicato per fini del tutto contrastanti con i vostri interessi? Se doveste scegliere tra la vita di un uomo e il possesso di un angolo dell’universo non toccato dalle vostre mani, non esitereste. Siete contrari al senso comune, alla logica più elementare. Voi siete le vere incognite sociologiche, voi siete l’incalcolabile ed inconoscibile, e proprio in questo risiede la forza immensa che esercitate: nella bruta non-logica.
Un falco, che aveva beffardamente seguito il pomo di maestra giù dalla sua naturale dimora tra le stelle, beccando all’insegna e molestando Tashtego, cacciò per caso la larga ala palpitante tra il martello e il legno; e in un baleno avvertendo quel sussulto etereo, il selvaggio affondato lì sotto, nel suo rantolo di morte, tenne inchiodato il martello. Così l’uccello del cielo, con strida d’arcangelo, rizzando in alto il rostro imperiale, e tutto il corpo imprigionato avvolto nella bandiera di Achab, andò a fondo con la sua nave, che come Satana non volle calare all’inferno finché non ebbe trascinata con sé, come elmo, una viva parte del cielo. Ora piccoli uccelli volarono stridendo sul vortice ancora aperto. Un tetro frangente biancastro urtò contro i suoi bordi ripidi. Poi tutto crollò, e il gran sudario d’acqua tornò a mareggiare come aveva fatto cinquemila anni fa.
Amo le farfalle, quando sembra che stai per afferrarle con un battito volano via. Amo i colori che indossano, amo il loro volteggiare e il loro giocare a nascondino.