Carmelo Bene – Destino
Siamo, quel che ci manca. Da per sempre.
Siamo, quel che ci manca. Da per sempre.
La lotta più grande è con noi stessi.
Non vi è nulla di sicuro.Viviamo i giorni nuotando in un mare immenso. Nessuno può sapere quale nave incontrerà, in quale porto si separerà.
L’invidia dell’ostile destino si frantumò nel supremo incontro delle nostre labbra.
Ci sono domande che trovano risposta solo dentro te stesso, e se non la trovi, non esiste risposta.
Crescere, invecchiare. Raccogliere i pezzi. Come se correndo non dovessimo continuare con le nostre vite.
In questa epoca in cui ognuno cerca eroi per riemergere da tragitti stagnanti, cercando e desiderando, si può incorrere in un errore. Le maschere che ogni giorno vengono costruite per me, sulla base di quello che non è, non mi rappresentano. Io non sono quello che cercate, non lo sono mai stata, e non posso darvi quello che sperate. Sono l’illusione di un Padre scellerato, che nello sconforto per il figlio che ha mandato, cerca di assegnare un ruolo alla persona sbagliata, dandole forse la colpa per cui il re Davide è sempre stato cantore ipocrita, maschera di rovina e tirannide, offrendo costumi e specchi assurdi, immagini a trabocchetto, codici irragionevoli, mentre la maschera, il messia, l’Altro, che il mondo ingenuamente aspetta, solo per finire nell’ombra di ali nere e ragnatele, come cibo per la razza eletta, ha preferito la strada del dominio nascosto, ingannevole, scettico riguardo al destino intravisto, e io non posso essere quello che egli ha rifiutato. Mentre so che il destino, giusto o sbagliato che sia, è la ruota che porta con sé il tempo del mondo, e di fronte ad essa si possono accumulare montagne di cadaveri, ma non si fermerà, troverà sempre un’altra via, per la direzione inevitabile. Il destino non si può imbrogliare.