Caspar David Friedrich – Arte
L’arte non può avere come fine l’imitazione.
L’arte non può avere come fine l’imitazione.
Tutte le arti si occupano dell’assurdo e mirano al semplice. La bella arte dice la verità, infatti è la verità, probabilmente l’unica verità.
Perché esista arte, perché esista un qualsiasi fare e contemplare artistico, è indispensabile un presupposto fisiologico: l’ebbrezza. L’ebbrezza deve prima aver accresciuto l’eccitabilità dell’intera macchina: altrimenti non si giunge all’arte. Tutte le specie di ebbrezza per quanto diversamente condizionate, possiedono la forza di far ciò: soprattutto l’ebbrezza dell’eccitazione sessuale, la più antica e originaria forma di ebbrezza. Ugualmente l’ebbrezza che sopraggiunge al seguito di tutte le grandi brame, di tutti i forti affetti; l’ebbrezza della festa, della gara, del pezzo di bravura, della vittoria, di ogni commozione estrema; l’ebbrezza della crudeltà; l’ebbrezza della distruzione; l’ebbrezza prodotta da determinati influssi meteorologici, per esempio l’ebbrezza della primavera; oppure dall’influsso dei narcotici; infine l’ebbrezza della volontà, di una volontà sovraccarica e turgida. – l’essenziale dell’ebbrezza è il senso dell’aumento di forza e della pienezza. Da questo si comunicano sentimenti alle cose, le si costringe a prendere da noi, le si violenta – questo processo vien detto idealizzare. Sbarazziamoci qui di un pregiudizio: idealizzare non consiste, come comunemente si crede, nel togliere o eliminare ciò che è piccolo, secondario. Quel che importa è piuttosto spinger fuori, grandiosamente, i tratti principali in modo che gli altri scompaiano.
L’arte comincia dalla resistenza: dalla resistenza vinta. Non esiste capolavoro umano che non sia stato ottenuto faticosamente.
Gli artisti sovente amano la solitudine, ma il loro concetto di solitudine è di gran lunga differente dal comune pensare.
Siete capaci di cancellarenon di volerealtrimentimi lascerestevivere come voglio.
Detesto non solo le celle della prigione, ma anche quelle dell’arte, dove si sta in pochi o da soli, sono per la chiarezza senza ombre del sole allo zenit, che non nasconde nulla del bene e del male. Se la poesia regge a questa gran luce, allora è vera poesia.