Cesare Pavese – Sogno
Il sogno è una costruzione dell’intelligenza, cui il costruttore assiste senza sapere come andrà a finire.
Il sogno è una costruzione dell’intelligenza, cui il costruttore assiste senza sapere come andrà a finire.
Con i sogni per lo più ho un ottimo rapporto. Li adoro tutti senza eccezione, sia quelli piacevoli che quelli spaventosi. La sera mi metto a letto con lo stesso stato d’animo con cui altri vanno al cinema; con impazienza, pregustando una trama interessante e dei buoni attori, preferibilmente famosi. Chiudo gli occhi e…
A volte, il sogno si fa portavoce di verità che, da svegli, si tende a negare anche a sé stessi.
Non si è morti finché si sogna e finito un sogno ce n’è un altro pronto e un altro ancora e così via per l’eternità.
Che la notte faccia sempre da consigliera per le nostre anime. I consigli saggi dei sogni potrebbero aiutare a specchiarsi meglio nei risvegli mattutini.
Ho sognato che eravamo io e te e c’erano anche i nostri occhi, sì, gli occhi; poi, ricordo che sono apparse le mani come carezze dirette dagli occhi. Questi occhi sembrava fossero direttori d’orchestra e nell’armonia sentivo un suono, un ritmo, si, un crescendo di percezioni… sospiri. Ricordo, ancora, che i sospiri conducevano la dolcezza delle carezze come petali sfiorati dal vento e, poi, ricordo un divenire di colori in un susseguirsi di intensità: luce nella luce. Le parole delle labbra scandivano sintonie celebrali come fossero fiocchi di neve in un inverno di sole.
Sognare da soli spesso non porta altro che sofferenze e nuove delusioni, perché certi sogni si possono fare solo in due.