Chiara Micellone – Libri
È giusto scrivere anche se non si è particolarmente bravi, è giusto specialmente se ci fa stare bene.
È giusto scrivere anche se non si è particolarmente bravi, è giusto specialmente se ci fa stare bene.
I classici – e in particolare i classici moderni – sono libri che si pensa valga la pena leggere. È l’opinione di una persona che li ha letti.
Ira.Canta, o Musa, l’ira di Achille, figlio di Peleo, micidiale, omicida, destinato a morire; canta l’ira perché costò agli achei tanti bravi uomini e che tante anime vitali e vigorose mandò alla tetra dimora della Morte. E già che ci sei, o Musa, canta l’ira degli dei stessi, così potenti e petulanti, qui, nel loro nuovo Olimpo; e l’ira dei pochi umani veri rimasti, seppur egocentrici e inutili. Mentre canti, o Musa, canta anche l’ira di quelle creature riflessive, senzienti, serie, ma non del tutto umane, che sognano sotto i ghiacci di Europa, che muoiono nella cenere sulfurea di Io e che sono nate nei gelidi crepacci di Ganimede.Oh, e canta anche me, o Musa, canta il povero Hockenberry rinato senza volerlo, il povero defunto professor Hockenberry, Hockenbush pe gli amici, amici da molto tempo tornati polvere in un mondo da molto tempo abbandonata. Canta la mia ira, sì, la mia ira, o Musa, per quanto piccola e insignificante a confronto della collera degli dei immortali o della furia del deicida, Achille.
Fintanto che avrete voglia di raccontarvi, e orecchie per ascoltarvi, nessun libro potrà stancarvi.
Il dolore è passato. La vita lo ha trasformato in qualcos’altro; dopo averlo provato, dopo aver singhiozzato, lo si nasconde agli occhi del mondo come una mummia da custodire nel padiglione funerario dei ricordi. Passa anche il dolore provocato dall’amore, non credere. Rimane il lutto, una specie di cerimonia ufficiale della memoria. Il dolore era altro: era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio. È così che urlano le bestie selvatiche quando non comprendono qualcosa nel mondo – la luce delle stelle o gli odori estranei – e cominciano ad avere paura e ululare. Il lutto è già un dare senso, una ragione e una pratica. Ma il dolore un giorno si trasforma, la vanità e il risentimento insiti nella mancanza si prosciugano al fuoco purgatoriale della sofferenza, e rimane il ricordo, che può essere maneggiato, addomesticato, riposto da qualche parte. È quel che accade ad ogni idea e passione umane.
La mattina il mio primo pensiero al risveglio sei tu, come sempre. Spesso mi giro verso di te e ti guardo, vedo i tuoi capelli sparsi sul cuscino, il tuo braccio gettato sopra la testa, il lieve movimento del tuo petto. A volte, mentre dormi, mi avvicino nella speranza che tu mi faccia entrare nei tuoi sogni, perché per tutto il tempo del nostro matrimonio, tu sei stata il mio sogno.
I ricordi sono così vicini che sento la tua presenza dappertutto. E guardo avanti, in un modo tanto chiaro e triste, a un tempo in cui i ricordi saranno distanti. Non riuscirò più a vedere le tue cose per dipingere sparse sulla roccia di Ammoudi e i tuoi pedi nudi impregnarsi di sole nel giardino di Valia. Ora li vedo. Presto li ricorderò. Dopo molto tempo ricorderò i ricordi. Non voglio che passino altre ora a separarmi da te.