Claudia Marangoni – Musica
Capita a volte di sentire visceralmente l’esigenza di ascoltare la propria canzone preferita perché le parole che vengono cantate sono le stesse che si ha paura di pronunciare.
Capita a volte di sentire visceralmente l’esigenza di ascoltare la propria canzone preferita perché le parole che vengono cantate sono le stesse che si ha paura di pronunciare.
Più il tempo passa più inizi a vedere le persone per come sono e non per come voleva far credere d’essere.
Prendi uno come me, che suona il contrabbasso da quando aveva quattordici anni. Io ho seguito la sua evoluzione: da un semplice strumento pizzicato in due tempi alla completa libertà di musicisti come Stanley Clarke… Mi sono trovato in situazioni in cui i colleghi mi incitavano: sei libero; e io rispondevo: un momento, non so se voglio esserlo. Ho suonato con musicisti giovani che non conoscono che la libertà. Non sanno come si suona a tempo e quanto lo si può apprezzare… Eppure mi piace quello che oggi succede al basso. Alcuni dei giovani che suonano il contrabbasso come una chitarra sono fantastici. Ma io, adesso come prima, preferisco suonare a tempo: ritmo con un buon sound, che non potrà mai essere sostituito da qualcos’altro. È come il battito del cuore.
Ogni qualvolta si decide di amare, si decide anche di voler soffrire.
E poi quei posti che solo un assolo di chitarra scopre. E raggiunge.
La musica e lo stato d’animo sono la fonte massima dell’ispirazione.
Siamo solo due progetti maledettamente falliti. Andati storti, finiti male. Accantonati e lasciati come scatoloni vecchi in una soffitta, abbandonati e coperti di polvere, che magari si riscopriranno a distanza d’anni con qualche stupore dentro il cuore. Forse siamo solo questo. Due scatoloni al buio.