Claudio Martelli – Società
Guai a sottovalutare la rivolta di Chinatown.
Guai a sottovalutare la rivolta di Chinatown.
Presi la bottiglia e andai in camera mia. Mi spogliai, tenni le mutande e andai a letto. Era un gran casino. La gente si aggrappava ciecamente a tutto quello che trovava: comunismo, macrobiotica, zen, surf, ballo, ipnotismo, terapie di gruppo, orge, ciclismo, erbe aromatiche, cattolicesimo, sollevamento pesi, viaggi, solitudine, dieta vegetariana, India, pittura, scrittura, scultura, composizione, direzione d’orchestra, campeggio, yoga, copula, gioco d’azzardo, alcool, ozio, gelato di yogurt, Beethoven, Bach, Budda, Cristo, meditazione trascendentale, succo di carota, suicidio, vestiti fatti a mano, viaggi aerei, New York City, e poi tutte queste cose sfumavano e non restava niente. La gente doveva trovare qualcosa da fare mentre aspettava di morire. Era bello avere una scelta. Io l’avevo fatta da un pezzo, la mia scelta. Alzai la bottiglia di vodka e la bevvi liscia. I russi sapevano il fatto loro.
La giustizia è sempre giustizia, anche se è fatta sempre in ritardo e, alla fine, è fatta solo per sbaglio.
I clandestini rubano, gli italiani pure; i clandestini sputano e pisciano in giro, gli italiani pure; i clandestini stuprano, gli italiani pure; i clandestini sporcano, gli italiani pure; ditemi qualcosa che non fa l’italiano, chi è senza peccato scagli la prima pietra. E ditemi dov’è la differenza tra clandestino e italiano. Secondo me non c’è.
A chi odia con giusti motivi è caldamente sconsigliata la notte che porta consiglio. Il mattino dopo si alzerebbe dal letto un assassino non perseguibile per buonsenso, ma ingiustamente perseguitato per legge.
La magistratura dovrebbe essere distante da tutti nel senso di equidistanza ed obiettività, invece ha scelto di essere distante dai problemi della gente comune.
La giustizia che non funziona trasforma i cittadini in giustizieri ma poi li punisce come se fossero delinquenti.