Dacia Maraini – Guerra & Pace
Dopo millenni di odi e di guerre per lo meno dovremmo avere imparato questo: che il dolore non ha bandiera.
Dopo millenni di odi e di guerre per lo meno dovremmo avere imparato questo: che il dolore non ha bandiera.
Perché quando vivi la guerra essa ti cattura, ti conquista in qualche assurdo e macabro modo, penetrando sotto la tua pelle, invadendo le vene e opprimendo le vie respiratorie. Tu quasi non la senti ma essa c’è sempre, li, come una bastarda compagna beffarda che ghigna al tuo sole che a stento fa capolino da sotto le macerie lunari.
La guerra è il massacro di persone che non si conoscono, per conto di persone che si conoscono ma non si massacrano.
L’autore è il primo lettore del suo testo, il primo critico di sé stesso.
L’uomo in tempo di pace è incoerente, predica il bene e fa il male; in tempo di guerra è più coerente, predica il male e fa il male.
Se per qualcuno oggi sei la pace e domani l’inferno, per quel qualcuno in verità non sei mai stato niente. Perché il vero bene varca le porte dell’inferno per prenderti e portarti in paradiso.
Con il suo portamento, il soldato entra senza tormento. Sa che deve entrare, senza mai rimuginare. Con tutto quello che può pensare, deve solo guerreggiare. Con animo gentile, egli prova sconforto nel vedere gli occhi dell’uomo infantile. Il soldato va in guerra senza leggerezza, perché essa porta solo morte e tristezza.