Daniela Husar – Vita
Bisogna tingere il pennello nel proprio cuore per poi disegnare il capolavoro della propria vita.
Bisogna tingere il pennello nel proprio cuore per poi disegnare il capolavoro della propria vita.
L’errore che più spesso si commette è credere che tutto sia immutabile, che una volta intrapresa una strada la si debba percorrere fino in fondo. La vita, invece, è molto più imprevedibile di quello che pensiamo, quando crediamo ormai di aver raggiunto il limite ecco che una folata di vento rimescola le carte e da un momento all’altro nuove strade ci indicano il cammino.
Perdere la fanciullezza è perdere tutto. È dubitare. È vedere le cose attraverso la nebbia fuorviante dei pregiudizi e dello scetticismo.
Quando ti succede qualcosa di inspiegabile la cosa che fa più rabbia è che non riesci a spiegartela.
La vita è come una corsa ad ostacoli. A volte ti sembra di essere il primo, di essere irraggiungibile. Puntualmente arriva l’ostacolo, ti fa inciampare, cadi a terra. Se reagisci, ti rimetti in piedi e riparti, altrimenti resti indietro e sul podio non salirai certamente. Inciampare si può, rialzarsi bisogna, ripartire si deve!
Una tradizione è un filo sottile, come un cordone ombelicale, che lega la madre terra al proprio figlio.
Siamo alla perenne ricerca di qualcosa che ci completi ma spesso trascorriamo parte del tempo a decifrare le ombre nelle vite altrui poiché temiamo di mettere a nudo quelle che ci riguardano. Fuggendo da noi stessi, allontaniamo l’io dalla sua sorgente primaria. E fintanto che la sorgente e l’io saranno separati fuori e dentro al medesimo corpo, anche la sacra dualità dell’uomo è destinata a non ricongiungersi.