Domenico Esposito Mito – Libri
A volte temo di sembrare alla gente uno dei tantipazzi del paese, altre volte temo di esserlo, altre volte ancorainvece, temo di diventarlo.
A volte temo di sembrare alla gente uno dei tantipazzi del paese, altre volte temo di esserlo, altre volte ancorainvece, temo di diventarlo.
Certe penne scrivono, altre sanguinano. Sono quest’ultime che trasudano i mali del mondo, che ricuciono ferite mai rimarginate dal tempo.
… E rimise l’anello al suo posto, sull’anulare della mia mano sinistra.Dove sarebbe rimasto… probabilmente per l’eternità.
L’ultimo sconsolato bang della mia lattina di Desolazione nel vuoto della valle, che ascolto con soddisfazione, nudo. Lontano, lontano alle porte del mondo c’era il vortice di vento che ammoniva come tutti noi saremo spazzati via come trucioli e piangeremo. Uomini dagli occhi stanchi ora lo capiscono, e attendono di deturparsi e putrefarsi, nonostante questo essi conservano egualmente nel cuore il potere d’amare, non so più cosa significhi quella parola. L’unica cosa che voglio è un cono gelato.
Bisogna concedere ai barbari la chance di essere un animale, con una sua compiutezza e un suo senso, e non pezzi del nostro corpo colpiti da una malattia. Bisogna fare lo sforzo di supporre, alle loro spalle, una logica non suicida, un movimento lucido, e un sogno vero.
Chi va piano va sano e va lontano, ma chi si ferma non va avanti.
Ora Lena stava guardando davvero, e Valia faceva resistenza. La guardava di rimando. Lena non aveva mai fatto un disegno in cui il soggetto la fissasse dritto negli occhi. Era come una gara di sguardi combattuta fino a un punto di stallo. Riusciva a vedere la bellezza se ci provava davvero.
Certe penne scrivono, altre sanguinano. Sono quest’ultime che trasudano i mali del mondo, che ricuciono ferite mai rimarginate dal tempo.
… E rimise l’anello al suo posto, sull’anulare della mia mano sinistra.Dove sarebbe rimasto… probabilmente per l’eternità.
L’ultimo sconsolato bang della mia lattina di Desolazione nel vuoto della valle, che ascolto con soddisfazione, nudo. Lontano, lontano alle porte del mondo c’era il vortice di vento che ammoniva come tutti noi saremo spazzati via come trucioli e piangeremo. Uomini dagli occhi stanchi ora lo capiscono, e attendono di deturparsi e putrefarsi, nonostante questo essi conservano egualmente nel cuore il potere d’amare, non so più cosa significhi quella parola. L’unica cosa che voglio è un cono gelato.
Bisogna concedere ai barbari la chance di essere un animale, con una sua compiutezza e un suo senso, e non pezzi del nostro corpo colpiti da una malattia. Bisogna fare lo sforzo di supporre, alle loro spalle, una logica non suicida, un movimento lucido, e un sogno vero.
Chi va piano va sano e va lontano, ma chi si ferma non va avanti.
Ora Lena stava guardando davvero, e Valia faceva resistenza. La guardava di rimando. Lena non aveva mai fatto un disegno in cui il soggetto la fissasse dritto negli occhi. Era come una gara di sguardi combattuta fino a un punto di stallo. Riusciva a vedere la bellezza se ci provava davvero.
Certe penne scrivono, altre sanguinano. Sono quest’ultime che trasudano i mali del mondo, che ricuciono ferite mai rimarginate dal tempo.
… E rimise l’anello al suo posto, sull’anulare della mia mano sinistra.Dove sarebbe rimasto… probabilmente per l’eternità.
L’ultimo sconsolato bang della mia lattina di Desolazione nel vuoto della valle, che ascolto con soddisfazione, nudo. Lontano, lontano alle porte del mondo c’era il vortice di vento che ammoniva come tutti noi saremo spazzati via come trucioli e piangeremo. Uomini dagli occhi stanchi ora lo capiscono, e attendono di deturparsi e putrefarsi, nonostante questo essi conservano egualmente nel cuore il potere d’amare, non so più cosa significhi quella parola. L’unica cosa che voglio è un cono gelato.
Bisogna concedere ai barbari la chance di essere un animale, con una sua compiutezza e un suo senso, e non pezzi del nostro corpo colpiti da una malattia. Bisogna fare lo sforzo di supporre, alle loro spalle, una logica non suicida, un movimento lucido, e un sogno vero.
Chi va piano va sano e va lontano, ma chi si ferma non va avanti.
Ora Lena stava guardando davvero, e Valia faceva resistenza. La guardava di rimando. Lena non aveva mai fatto un disegno in cui il soggetto la fissasse dritto negli occhi. Era come una gara di sguardi combattuta fino a un punto di stallo. Riusciva a vedere la bellezza se ci provava davvero.