Edvania Paes – Stati d’Animo
Nella vita ho imparato tante cose. Peccato che non me le ricordi.
Nella vita ho imparato tante cose. Peccato che non me le ricordi.
Aspettarsi e non trovarsi: questa è la solitudine.
Essere diverso va di moda, è la regola ed io non seguo ne la moda e nemmeno le regole. Preferisco sentirmi normale.
Se cammini nella gioia non esiste oscurità che possa impedirti di vedere la luce.
Dimmi, ma quando non avrai più nessuno da imitare come farai a convivere con te stesso?
Io le parole le conservo. Mastico l’impronunciabile, sempre umido di qualche lacrima che mi vesta di verità. Giro il capo a ieri e mi sembra sia passata una vita e mezza. Prendo una scorciatoia e sento ancora la tua voce. Giù, in caduta libera sulle risate. Lì, con gli occhi lucidi per le volte in cui tacevo. E più tacevo e più mi zittivi. Strane le mie mani, conca vuota, i palmi che s’allargano in segno d’arresa e di disfatta, come a voler dire “pazienza” al cielo. Se un’unghia mi diventasse lama e mi tagliasse il petto con uno squarcio verticale, mi uscirebbero le emozioni oblique e i pensieri liquidi, ancora caldi della tua presenza. Ma è assenza. Ed è tempo che scorre. Nulla che perdoni. Niente che resti. Il cuore si vanifica, arrestato da un groviglio di vene. Rimango così, silenziosa e fredda e ho venduto perfino la carne, ché non mi veste più nulla. Spoglia e brulla come una casa disabitata che ha dato le spalle al sole.
La malinconia si nutre di ricordi felici, quando felici non lo si è più.