Elsa Morante – Guerra & Pace
La camera a gas è l’unico punto di carità nel campo di concentramento.
La camera a gas è l’unico punto di carità nel campo di concentramento.
Nella guerra, determinazione; nella sconfitta resistenza; nella vittoria, magnanimità; nella pace, benevolenza.
Il razzismo ce l’avete nella scatola cranica, lì dove avrebbe dovuto esserci il cervello.
A volte la gente si chiede com’è possibile che i militari rischino la vita giorno dopo giorno combattendo per qualcosa in cui magari non credono neppure…. ma alla fine dei conti noi facciamo quello che facciamo l’uno per l’altro. Per amicizia. Non per patriottismo, né perché siamo macchine programmate per uccidere, ma per il compagno che ti sta accanto. Combatti per il tuo amico, per salvargli la vita, e lui combatte per te.
Adesso ci sono i soldi della guerra. Quella che promette aiuti. È diventata buona la guerra, umana, generosa, compassionevole, umanitaria? No, ma deve farlo credere. È fondamentale creare consenso alla guerra, far vedere che belle cose produce. Ci avevano già provato in Kosovo. L’idea della ‘guerra umanitarià si è formata sostanzialmente in quell’occasione: quando si decide di bombardare, di ammazzare, conviene garantire che dopo arriveranno gli aiuti. Certo si tratta di molto danaro, ma in fondo costa quanto un giorno o due di guerra, è un costo aggiuntivo che vale la spesa: è pubblicità, è comunicazione. E il mondo ‘umanitariò, in buona misura, è stato al gioco.
La guerra non sarà sconfitta finché nelle menti degli uomini non sarà costruito un atteggiamento in difesa della pace.
La guerra sicuramente chiama ancora guerra. La pace lascia la speranza di altra pace.