Emily Dickinson – Frasi in lingua straniera
For each beloved hourSharp pittances of years,Bitter contested farthingsAnd coffers heaped with tearsPer un’ora dilettaCompensi amari d’anni,Centesimi strappati con dolore,Scrigni pieni di lacrime.
For each beloved hourSharp pittances of years,Bitter contested farthingsAnd coffers heaped with tearsPer un’ora dilettaCompensi amari d’anni,Centesimi strappati con dolore,Scrigni pieni di lacrime.
Don’t fuck the world even more than it has already been fucked by a pack of bastards. You may be killed by your own boomerang!Non fottere il mondo anche più di quanto esso è già stato fottuto da un sacco di bastardi. Potrai essere ucciso dal tuo stesso boomerang!
He who is master in the art of the life, cannot discern between his work and his free time, but simply pursues his vision of excellence, in everything he undertakes.Letting has others decide, if he’s working, or simply joking.Lui che è mestro nell’arte della vita, non può discernere tra il suo lavoro e il suo tempo libero, ma semplicemente persegue la sua visione di eccellenza, in tutto quello che intraprende.Lasciando ad altri decidere se sta lavorando, o semplicemente scherzando.
Mi nascondo nel mio fiore.Perché portandolo sul petto, Tu, -senza saperlo porterai anche me.E gli Angeli sanno il resto…
I don’t want this moment, to ever end.Vorrei che questo momento non finisse mai.
Qui sème l’illusion récolte la souffrance.Quand je serai mort, on ne me fera plus souffrir.C’est pour avoir trop souffert que je ne puis plus souffrir.Vivre signifie sentir et penser, souffrir et jouir; toute autre vie est synonyme de la mort.Chi semina l’illusione raccoglie la sofferenza.Quando morirò, nessuno mi darà altre sofferenze.È per aver troppo sofferto che non posso più soffrire.Vivere significa sentire e pensare, soffrire e gioire; qualsiasi altro tipo di vita è sinonimo di morte.
No princípio do fimHà ruídos que não se ouvem mais:- o grito desgarrado de uma locomotiva na madrugada- os apitos dos guardas noturnos quadriculando como um mapa acidade adormecida- os barbeiros que faziam cantar no ar suas tesouras – a matraca dovendedor de cartuchos- a gaitinha do afiador de facastodos esses ruídos que apenas rompiam o silêncio.E hoje o que mais se precisa è de silêncios que interrompam o ruído.Mas que se hà de fazer?Hà muitos – a grande maioria – que jà nasceram no barulho. E nem sabem, nem notam, por que suas mentes são tão atordoadas, seus pensamentos tão confusos. Tanto que, na sua bebedeira auricular, sò conseguem entender as frases repetitivas da música pop. E, se esta nossa “civilização” não arrebentar, acabamos um dia perdendo a fala – para que falar? Para que pensar? -, ficaremos apenas no batuque: “Tan! Tan! Tan! Tan! Tan!”Al principio della fineCi sono rumori che non si sentono più:- il grido solitario di una locomotiva nell’alba;- i fischietti delle guardie notturne che squadrano come una mappa la città addormentata;- i barbieri che facevano cantare per l’aria le loro forbici;- il tric-trac del venditore di castagne;- lo zufoletto dell’affilatore di coltelli.Tutti quei rumori che appena rompevano il silenzio. E oggi quel di cui più c’è bisogno sono silenzi che interrompano il rumore.Ma che possiamo farci? Molti – la grande maggioranza – sono nati già nel frastuono. E neanche lo sanno, neanche lo notano, tanto le loro menti sono stordite, i loro pensieri confusi. Tanto che, nella loro ubriacatura auricolare, riescono solo a sentire le frasi ripetitive della musica pop. E, se questa nostra “civiltà” non esploderà prima, un giorno finiremo per perdere la favella: perché parlare? Perché pensare? Resteremo soltanto col suono dei tamburi: “Tan! Tan! Tan! Tan! Tan!”