Enrico Hasson – Vita
Nella vita è sempre meglio aiutare, che essere aiutati.
Nella vita è sempre meglio aiutare, che essere aiutati.
Nelle favole sembrano tutti felici è contenti, nella vita reale: ci vuole fatica, impegno sacrificio e solo in questo modo si riuscirà a godere di un attimo di felicità e contentezza che ci ripagano per tutto quello che si passa e per tutti i problemi che si presentano nella vita quotidiana. Purtroppo Nella vita si ha bisogno anche di questo, altrimenti non ci sarebbero momenti di gioia. Dobbiamo sl vivere giorno per giorno e non perdere mai la speranza che un domani arriverà anche per noi il momento della serenità non della felicità, ma almeno la serenità che ci permette di vivere bene, sempre. Perché la felicità è un attimo che non può durare tutta una vita.
Il Dio che ci ha donato la vita, allo stesso tempo ci ha donato la libertà.
La vita non ha senso a priori.Prima che voi la viviate, la vita di per sé non è nulla; sta a voi darle un senso,e il valore non è altro che il senso che sceglierete.
Ma se ci mettessimo tutti a guardare nella stessa direzione che importanza avrebbe il mondo che l’uomo ha rovinato? Se l’unica mela che ci rimane è acerba non ci resta che piantare un albero di mele, e quando l’avremo fatto, che importanza avrà la mela acerba?
In questa commedia della vita la parte più difficile da recitare è quella della persona felice.
Chiedeva perdono a un Dio che desiderava vicino, trascendenza trasposta sempre in vita terrena, dialogo interiore per chi si è sempre saputo orfano. Perdono per non essere in grado di mantenere la sua promessa. Dedizione, assistenza, comprensione, conforto, fiducia, ricerca, tutto qui il Sacro Matrimonio? Intenzioni. Dove sono l’intimità, la gioia, il progetto, e dove sono le mani che accarezzano una pancia tesa e lucida, curve mentali a ingoiare futuro. Claire da quando stava con Claudio si era sempre pensata filiforme, quasi incapace di ingoiare futuro. L’amore poi è ancora un’altra cosa. Un’altra casa, non sempre fatta di mattoni. Claire voleva una famiglia, lei che non aveva mai avuto una, una normale. Era stata un caso particolare sin da quando ne aveva avuto coscienza. E memoria. Spiegare agli altri bambini che sua madre c’era, ma altrove, in cielo. E suo padre c’era, ma altrove, via lontano. E la sua casa c’era, ma non proprio sua, ci abitava con chi si prendeva cura di lei. E la sua città c’era, ma altrove, perché le sue radici erano altre. Le trovava nei racconti caldi fatti per lei da parenti e adulti. Caldi come un pile d’inverno.