Erich Fromm – Uomini & Donne
Il profondo bisogno dell’uomo è superare la separatezza. Lasciare la prigione della sua solitudine. L’incapacità di realizzare questo scopo comporta la pazzia.
Il profondo bisogno dell’uomo è superare la separatezza. Lasciare la prigione della sua solitudine. L’incapacità di realizzare questo scopo comporta la pazzia.
Alcune donne dovrebbero capire che le gambe sono state donate per camminare e non per tenerle aperte ogni volta che ne hanno occasione.
L’egoismo è l’unico movente delle azioni umane.
Amo. Ammiro, desidero, quella donna con le palle che si fa valere con giusto modo il suo valore, che si fa rispettare con classe e no con la bellezza, o quella che ha tra le gambe. La donna con le palle un creato meraviglioso in questa vita ma detesto e disprezzo, quelle donne sporche, che usano la falsità che si nascondono dietro a quello che la gente vuole vedere quelle donne che pensano che un uomo serva solo per il sesso, e sono convinte che gli uomini la testa ce l’hanno solo tra le gambe. Le donne con le palle se ne avrei una al mio fianco sarei l’uomo più fortunato e ricco del mondo.
Ho sentito dire che le donne amano gli uomini anche per i loro vizi, ma io l’odio per la sua bontà.
Le vere donne si amano con costanza e tenacia. Si lasciano libere di mostrare i loro pregi al mondo ma la loro intimità solo a chi amano. Le vere donne apprezzano ancora i piccoli gesti, gli abbracci e le attenzioni. Le vere donne non contano la quantità delle cose, ma la qualità di ciò che le viene donato. Le vere donne ascoltano con l’anima e in base a ciò che sentono si rapportano. Le vere donne non mentono, non tradiscono e non si elogiano. Le vere donne hanno bisogno di qualcuno che capisca che amano sentirsi donne anche fuori dal letto, amano sentirsi speciali e soprattutto amano vedervi fieri di averle scelte.
Ci domandiamo che cosa daremo alla luce. Cosa uscirà dal travaglio? Un prematuro? Due prematuri? Tre aborti? Non importa. Bisogna continuare. Bisogna partorire se stessi. Abbiamo un appuntamento con uno sconosciuto lontano, il pittore che è in noi. A quarant’anni il bebè è nato. Per alcuni è una grande sorpresa, è un gigante. Per altri è gradevole, è vivo. Per altri ancora è drammatico, è un nato morto è un piccolo cadavere che si ritrovano tra le mani e che rende vani tutti gli anni di fatica.