Erri De Luca (Enrico De Luca) – Libri
Se esiste un’alleanza tra femmina e maschio, io l’ho provata allora.
Se esiste un’alleanza tra femmina e maschio, io l’ho provata allora.
Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Uno è guardare gli occhi come parte del volto. L’altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto. È una di quelle cose che mettono paura quando le fai. Perché gli occhi sono la vita in miniatura. Bianchi intorno, come il nulla in cui galleggia la vita, l’iride colorata, come la varietà imprevedibile che la caratterizza, sino a tuffarsi nel nero della pupilla che tutto inghiotte, come un pozzo oscuro senza colore e senza fondo. Ed è lì che mi sono tuffato guardando Silvia in quel modo, nell’oceano profondo della sua vita, entrandoci dentro e lasciando entrare lei nella mia: gli occhi Ma non ho retto lo sguardo. Invece Silvia sì.
Una strada dentro, ce l’hanno tutti, cosa che facilita, per lo più, l’incombenza di questo viaggio nostro, e solo raramente, la complica. Adesso è uno di quei momenti che la complica.Volendo riassumere volendo, è quella strada, quella dentro, che si disfa, si è disfatta, benedetta, non c’è più. Succede. Credetemi. E non è una cosa piacevole.
Ma ciò che più mi affascinava erano i libri. Non solo riempivano gli scaffali, ma traboccavano perfino dalla vasca da bagno che intravedevo da una porta socchiusa.
Si dice che il pazzo sia il prodotto della società, che noi cosiddetti “sani”, noi che emarginando le persone, deridendole e abbandonandole provochiamo in loro degli squilibri mentali, noi, con la nostra cattiveria, con il nostro menefreghismo, con il nostro egoismo.
E rabbia e disperazione, e voglia di non essere lì, di non credere ai propri occhi centuplicano le sue forze. Spalanca la porta scaraventandolo per terra. Entra nel salotto come una furia. E i suoi occhi vorrebbero essere ciechi piuttosto di vedere quel che vedono. La porta della camera da letto è aperta. Lì, tra le lenzuola scomposte, con una faccia diversa, irriconoscibile a lui che l’ha vista mille volte, c’è lei. Si sta accendendo una sigaretta con aria innocente. I loro occhi si incontrano, e in un attimo qualcosa si rompe, si spegne per sempre. E anche quell’ultimo cordone ombelicale d’amore vien reciso e tutti e due, guardandosi, urlano in silenzio, piangendo a dirotto…
Ginny guardo Harry negli occhi e trasse un respiro e disse: “Buon Compleanno”.”Si… Grazie”.Continuava a guardarlo dritto negli occhi, lui invece non ci riusciva; era come fissare una luce abbagliante.Bella vista” mormorò debolmente, indicando la finestra. Lei lo ignorò. Non poteva biasimarla.”Non sapevo cosa regalarti”.”Non dovevi regalarmi niente”.Lei ignorò anche questo.”Non sapevo cosa ti sarebbe servito. Niente di troppo grande, perché non puoi portarlo con te”.Harry azzardò un’occhiata. Non piangeva; era una delle cose meravigliose di Ginny: piangeva molto di rado. Avere sei fratelli doveva averla temprata.Lei fece un passo verso di lui.”Quindi ho scelto qualcosa che ti faccia pensare a me, sai, nel caso incontrassi quelche Veela mentre sei in giro a fare quello che fai”.”Le possibilità di uscire con delle ragazze saranno abbastanza scarse, a essere sincero”.”È proprio quello che speravo” sussurrò lei, e lo baciò come no l’aveva mai baciato prima. Harry rispose il bacio, e fu beato oblio, meglio del Whisky Incendiario; era la sola cosa auntentica del mondo: Ginny, sentirla lì, tenerle una mano sulla schiena e l’altra affondata nei lunghi capelli profumati…