Eugenio Montale – Felicità
L’uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi. Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione “sine qua non” di piccole e intermittenti felicità.
L’uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi. Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione “sine qua non” di piccole e intermittenti felicità.
Ed è meraviglioso quando ti senti unica e tutto perché qualcuno ti ci fa sentire e ti accorgi che si può esser felici di niente basta la persona giusta.
La felicità dovrebbe essere l’unica condizione della vita; dove la felicità è caduta, l’esistenza rimane un folle esperimento di lamenti.
C’è la felicità dei grandi fuochi ardenti, delle grandi passioni. Essa anela a vette altissime e gode il fascino dell’impensato. Accanto, un po’ più in là, la felicità è raggomitolata nel confortante abbraccio della serenità, una serenità cauta, riposante, silenziosa. L’animo inquieto passeggia ora qua, ora là, e delicatamente sogna. C’è, sotteso nell’inquietudine, il segreto della plenitudine della vita.
La felicità non è un cielo sempre sereno, ma anche un arcobaleno dopo la tempesta.
La felicità è una forma di entusiasmo eccessivamente idealizzata.
In questo preciso istante, hai tutto quello che ti serve per essere sereno.