Federica Bosco – Figli e bambini
“Come stai?””Aspetto di morire”.”Va bene mamma”.
“Come stai?””Aspetto di morire”.”Va bene mamma”.
Ero un bambino, cioè uno di quei mostri che gli adulti fabbricano con i loro rimpianti.
Ho assaporato la gioia di essere madre e credo di non poterla comparare con nessun’altra gioia provata nella vita. Quel sorriso, quell’abbraccio sarà sempre di un sapore diverso. Saprà spazzare via come nessun altro nuvole, lacrime e angosce. Quella manina tesa e stretta nella mia saprà dare a mio figlio quella sicurezza che gli serve per crescere e a me la gioia di essere riuscita a creare e a dar vita a qualcosa che sarà fondamentale nella vita di entrambi; il nostro legame… fatto di amicizia, amore, sincerità, rispetto e complicità!
La giovinezza è una cosa meravigliosa: che crimine, sprecarla nei bambini.
Un figlio ha la capacità unica e straordinaria di metterti in contatto con il tuo io più autentico; davanti al quale ti arrendi e non resta che osservare la tua vera matrice.
Il padre e il professore erano tutt’e due scontenti di Sereza, e infatti il ragazzo studiava male. Ma non si poteva dire che fosse poco intelligente. Al contrario, era più intelligente di tutti quei ragazzi che il professore gli portava ad esempio. Ma non poteva imparare quel che gl’insegnavano perché nella sua anima c’erano bisogni differenti da quelli che supponevano i suoi maestri. Aveva nove anni, era ancora un bambino, ma conosceva la sua anima e la proteggeva come la palpebra protegge l’occhio, e non vi lascia entrare nessuno che non avesse la chiave dell’amore. I maestri si lamentavano che non volesse studiare, ma la sua anima era assetata di sapere. E imparava da Kapitonyc, dalla bambinaia, da Nadenka, da Vasilij, e non dai maestri.
Solo i piccoli occhi vedono grande il tutto.