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Federica Bosco – Libri

Tu sei uno che ama le cose complicate, che deve pensare, calcolare e trovare soluzioni. Ma qui non c’è proprio niente da risolvere, per questo ti inceppi.

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  • Stephenie Meyer – Libri

    A volte era così facile dimenticare che baciavo un vampiro. Non perché il suo aspetto fosse comune o umano – nemmeno per un secondo riuscivo a dimenticare che tra le braccia stringevo qualcuno che era più un angelo che un uomo – ma perché Edward trasformava in una cosa dal nulla il fatto che le sue labbra fossero sulle mie, sul mio viso e sul mio collo. Diceva che il mio sangue ormai non era più una tentazione, che il timore di perdermi aveva neutralizzato ogni brama. Eppure sapevo che l’odore del mio sangue lo faceva ancora soffrire, gli bruciava ancora la gola come se respirasse fuoco.Socchiusi gli occhi e vidi i suoi fissi sul mio viso. Era assurdo quando mi guardava così. Come fossi il premio anziché la vincitrice, sfacciatamente fortunata.

  • Arthur Rimbaud – Libri

    Non appena l’idea dei Diluvio si fu chetata, una lepre si fermò nei trifogli e fra le campanelle mobili, e disse la sua preghiera all’arcobaleno, attraverso la tela del ragno.Oh! Le pietre preziose che si celavano – i fiori che guardavano già.Nella via principale, sporca, si eressero le mostre delle botteghe, e vennero tratte le barche verso il mare, digradante, lassù, come nelle stampe.Il sangue scorse, in casa di Barbablù, nei macelli, nei circhi, ave il suggello di Dio illividì le finestre. Il sangue e il latte scorsero.I castori edificarono. I masagrans fumigarono nei caffè.Nella grande casa di vetri, ancora grondante, i fanciulli in gramaglie guardarono le meravigliose immagini.Una porta sbattè; e sulla piazza dei villaggio, il fanciullo girò le braccia, compreso delle banderuole e dei galli dei campanili d’ogni luogo, sotto lo splendido acquazzone.La signora ** collocò un pianoforte nelle Alpi. La messa e le prime comunioni furono celebrate ai centomila altari della cattedrale.Le carovane partirono. E lo Splendide-Hôtel fu costruito nel caos di ghiacci e di notte del polo.Da allora la Luna udì gli sciacalli piagnucolanti nei deserti di timo – e le egloghe in zoccoli brontolanti nel frutteto. Poi, nel bosco violetto, germogliante, Eucari mi disse che era primavera.Pullula, stagno; o schiuma, scorri sul ponte e passa al disopra dei boschi; drappi neri e organi, lampi e tuono, salite e rotolate; acque e tristezze, salite e risollevate i diluvi.Poiché da quando si dissiparono – oh, le pietre preziose che ci sotterrano, e i fiori aperti! – è, una gran noia! E la Regina, la Strega che accende la sua bragia nel vaso di terra, non vorrà mai raccontarci quello che sa e che noi ignoriamo.

  • Albert-László Barabási – Libri

    Il cyberspazio incarna la più alta libertà di parola. Qualcuno potrà sentirsi offeso, altri potranno apprezzarlo, ma il contenuto di una pagina web è difficile da censurare. Una volta lanciato in rete entra a disposizione di centinaia di milioni di persone. Un diritto d’espressione così illimitato, con dei costi di pubblicazione così bassi, fa del Web una grandissima manifestazione di democrazia. Tutte le voi hanno pari opportunità di ascolto, o almeno così predicano tanto i costituzionalisti quanto le riviste d’affari. Se il Web fosse una rete casuale, potremmo anche essere d’accordo con loro. Ma non lo è. Il risultato fu affascinante del nostro progetto di mappatura fu la scoperta di una totale assenza, nel Web, di democrazia, equità e valori ugualitari. Imparammo che l’unica cosa che la topologia di questa rete permette di vedere sono il miliardo di documenti ivi contenuti. Quando si considera il Web, la domanda fondamentale non è più se le nostre opinioni possono venire pubblicate: certo che possono e, una volta online, diventano accessibili a chiunque, in qualunque parte del mondo, con una semplice connessione Internet. Di fronte alla giungla di documenti che si aggiungono minuto pe minuto, la domanda cruciale è piuttosto la seguente: se lancio un’informazione in rete, qualcuno la noterà? Per esser letti bisogna essere visibili: una banale verità che vale tanto per gli scrittori quanto per gli scienziati. Sul Web la misura della visibilità è il numero di link. Più link puntano alla vostra pagina Web, più siete visibili.