Federico II Re Di Prussia – Guerra & Pace
Se i miei soldati cominciassero a pensare, nessuno rimarrebbe nelle mie file.
Se i miei soldati cominciassero a pensare, nessuno rimarrebbe nelle mie file.
Troveremo sempre un giustificato motivo per fare le nostre guerre.
Ogni volta che un soldato muore tutti urlano che è scandaloso (?)… Finché i soldati stanno nelle caserme in Italia ad annoiarsi è tutto ok, poi vanno in guerra (ma và?) e devono tornare subito a casa. Il fornaio fa il pane, il soldato le guerre. Quando muoiono gli operai chi deve tornare a casa?
Al giorno d’oggi tutto gira intorno alla violenza. Troppi angeli volati via, troppe anime strappate crudelmente alla vita e un’infinità di bastardi che camminano come diavoli in cerca di gloria. Tempi davvero tristi.
Quando imperversa la guerra per ottenere la pace bisogna combattere.
Non pensare che io sia venuto a portare pace. Sono arrivato a portare la spada.
Ridevano. Ma la verità è che erano giovani, e i giovani hanno un’idea vecchia della guerra. Onore, bellezza, eroismo. Come il duello tra Ettore e Aiace: i due principi che prima cercano ferocemente di uccidersi e poi si scambiano doni. Io ero troppo vecchio per credere ancora in quelle cose. Quella guerra la vincemmo con un cavallo di legno, immane, riempito di soldati. La vincemmo con l’inganno, non con la lotta a viso aperto, leale, cavalleresca. E questo a loro, ai giovani, non piacque mai. Ma io ero vecchio. Ulisse era vecchio. Noi sapevamo che vecchia era la lunga guerra che stavamo combattendo, e che un giorno l’avrebbe vinta chi sarebbe stato capace di combatterla in un modo nuovo.