Fëdor Michajlovic Dostoevskij – Religione
Tutto è possibile in un mondo senza Dio.
Tutto è possibile in un mondo senza Dio.
Come tutti i figli degli uomini, il figlio di Giuseppe e Maria nacque sporco del sangue di sua madre, vischioso delle sue mucosità e soffrendo in silenzio.
Tutti i malefici del mondo non bastano a trasformare il disegno di Dio da oscenità e male, a bene e virtù. Mangiando il bene che si uccide, solo l’apparenza può cambiare, ma non la natura. Nella tristezza di quello che passa e più non torna, si possono solo vedere macerie e morte, tra le mura luminose, un regno esteriormente saldo, ma c’è una diafana sostanza appena sotto l’apparenza forte, e vani canti verso il cielo culla della morte sotto la terra della nuova razza.
Dato che la fede negli dèi non è stata imposta né da una qualche autorità, né da una consuetudine né da una legge, ma è fondata sull’unanime consenso di tutti, se ne deve necessariamente dedurre che gli dèi esistono dal momento che ne possediamo il connaturato o, per meglio dire, l’innato concetto. Dato quindi che ciò che il naturale consenso di tutti gli uomini ammette non può non essere vero, siamo costretti a convenire che gli dèi sono una realtà.
Dio non è morto, ciò che muore sono le forme sempre limitate che l’uomo dà a Dio.
La religione non è, né può essere, l’identità omnicomprensiva di un individuo.
Ogni uomo è come l’erba; e la sua consistenza è come il fiore del campo. Secca l’erba e il fiore appassisce; ma la parola del nostro Dio dura per sempre.