Fernando Pessoa – Amico
Vasto mare, mio rumoroso amico d’infanzia che mi dai riposo e mi culli perché la tua voce non è umana e non può un giorno bisbigliare a orecchie umane le mie debolezze.
Vasto mare, mio rumoroso amico d’infanzia che mi dai riposo e mi culli perché la tua voce non è umana e non può un giorno bisbigliare a orecchie umane le mie debolezze.
Gli amici non sono quelli che ti asciugano le lacrime, ma sono quelli che impediscono…
Le persone che hanno sofferto veramente nella vita si rivelano sempre le peggiori a cui stare vicino. È difficile conviverci, ma soltanto chi vuol essere un vero amico non troverà alcun problema a starci accanto.
In questo mondo, dove tutto sembra, ma solo un po’ è, dove tutti hanno, ma pochi sono, dove tutti vogliono, ma pochissimi offrono. In questo mondo è raro donare, ma ancora di più ricevere l’affetto di un’anima gentile.
Un amico è semplicemente qualcuno con il quale osi essere te stesso.
Chi ha volato in profondi abissi, riemerso vedrà un fondale anche in una cima innevata…
Che ci posso fare se amo chi resta. Se amo le persone che non dicono solo ci sono, ma al mio fianco ci restano. Che ci posso fare se non porto rancore, se alla lunga amo più il mio sorriso e il mondo colorato intorno. Che ci posso fare se da alcune persone poi mi stacco, senza dispetti o altro, perché a nascondino si giocava da bambini, adesso non più. Che ci posso fare se sono un ammasso di imperfezioni ma “tutto cuore”. Mi amo così fragile, imperfetta e strana. Vivo tutto di pancia e cuore, piango davanti ad un buon libro, un’emozione inaspettata, un film o di fronte a “buone intenzioni”. Mi chiudo se non vedo o leggo rispetto o semplicità e verità. Sono così e non cambio. Sono così e non ho intenzione di cambiare.