Annamaria Crugliano – Figli e bambini
Disse che a fare a pugni glielo aveva insegnato il padre, capii che intendeva dire che lo aveva appreso così, dato che il padre lo prendeva a pugni.
Disse che a fare a pugni glielo aveva insegnato il padre, capii che intendeva dire che lo aveva appreso così, dato che il padre lo prendeva a pugni.
Scusate se ho tolto tempo a me stessa. Scusate se non sono andata a divertirmi spesso. Scusate se ho messo me al secondo posto. Scusate se ho dato precedenza a qualcosa di molto prezioso: un figlio! Un figlio che preferisco tenere con me invece che sbatterlo a destra e sinistra come un pacco per andarmi a divertire! Ci vado quando posso, sapete lui conta di più, ma questo può capirlo anche chi non è madre, ammesso che abbia cuore, umanità e cervello!
La madre mi disse che avrebbe preferito una figlia violenta, spacciatrice, prostituta, pedofila, ladra o drogata a quella che già aveva. La figlia mi disse che sua madre preferiva quindi una figlia che le assomigliasse.
Ciao Ma, come si sta là? Troppi anni son passati da quando non ci sei più, eppure mi sembra ieri che sei andata lassù. Perché? Come mai sembra che il tempo si sia fermato? Come mai il mio dolore è uguale se non più intenso e il mio cuore non si è rassegnato? Come mai sento ancora così tanto la tua mancanza? Dicono che il tempo allevia le ferite. A me non sembra proprio possibile. Mi manchi ancora tremendamente, mi manchi da sempre. Hai lasciato dietro te un vuoto incolmabile, un vuoto palpabile. Hai lasciato dietro te una vita ancora da vivere, piena di esperienze uniche. Vorrei che tu fossi qui, vorrei che vedessi i tuoi nipoti, vorrei che condividessi con me, con noi, il tuo tempo, il tuo broncio, il tuo sorriso, il tuo sguardo di disapprovazione sempre sul tuo viso. Vorrei che la vita fosse andata in maniera diversa, vorrei che tu non ti fossi persa in discussioni inutili, in rimproveri sterili. Vorrei che mi avessi amata di più, accettata di più, rispettata di più, nelle mie scelte, nelle mie strade percorse, nelle mie indecisioni, nelle miei prese di posizioni. Vorrei molte cose, ma ormai tutto si è compiuto, tu non ci sei più in questo mondo a te ormai sconosciuto. Arrivederci Ma.
Ti insegnerò: che le ferite del cuore prima o poi si rimarginano ma quelle dell’anima lasciano segni profondi e indelebili. Ti insegnerò che dare è meglio che ricevere perché quando doni qualcosa di te arricchisci non solo gli altri ma anche te stessa. Ti insegnerò che la vita è dura, tanto dura e che alla fine bisogna godere delle cose davvero belle e importanti della vita e tralasciare quelle futili e inutili che sembrano renderci felici e invece poi. Ti insegnerò che il mondo è pieno di falsi e opportunisti che sbandierano valori sulla dignità e sulla lealtà e poi non valgono proprio niente. Ti insegnerò che cadrai, mille volte cadrai ma ti insegnerò anche a rialzarti tutte le volte. Perché la vita è dura figlio/a mio/a ma vale la pena viverne ogni maledetto momento.
“Che palle, sta storia.” Sta storia è la sua storia, la nostra storia, ma lui non vuole sentirla. Da piccolo era più curioso, più coraggioso, faceva qualche domanda in più. Guardava quel padre ragazzo, quella fotografia di Diego sul frigorifero, tenuta da una calamita, ingiallita dai vapori della cucina. Mi stringeva, mi restava addosso. Crescendo non ha più chiesto nulla. Il suo universo s’è ristretto ai suoi bisogni, ai suoi piccoli egoismi. Non ha voglia di complicarsi la vita, i pensieri. Per lui suo padre è Giuliano, è lui che lo ha accompagnato a scuola, che lo ha portato dal pediatra. È lui che gli ha dato quello schiaffo al mare, la volta che si è tuffato con poca acqua sotto.
Essenza della vita, è in essa che ci formiamo e ci prepariamo al mondo. Il suo abbraccio non ci lascia mai, basterebbe guardare i neonati rannicchiarsi appena entrano in contatto con l’acqua. Emozione che fluida scorre nella nostra anima, ci accompagna sempre. Si adagiano i paesi e le nazioni sulle sue onde salate come le lacrime di una mamma. La vita. Negata troppo spesso ai suoi figli, sudare per un goccio d’acqua pura, per dissetare i figli di una terra galleggiante su oceani di speranze.
La cosa più bella che ho fatto nella mia vita. È stata mettere al mondo mio figlio. Una gioia che solo chi è madre può capire. Una gioia indescrivibile che ti rende ricca. Ti basta guardare lui per dire: “Ecco tutto quello di cui ho bisogno è qui. La ragione della mia vita!”
Una maestra che maltratta i “suoi” bambini “vale” una mamma che non allatta il proprio figlio per non rovinarsi il seno.
Un bambino ha la capacità di donarti una ragione per sorridere, anche quando il mondo non te ne da neanche una.
Il dolore ci trapassa e ci tiene compagnia in questo percorso chiamato vita, viaggio che è arduo e difficile, ma da te vorrei cancellare ogni tormento, voglio che nulla più ti addolori.
Se tocchi i miei amici, le persone che amo divento molto più cattiva di quello che appaio quando tocchi me! Se tocchi mio figlio invece firmi la tua condanna a morte!
Se si aprono le tue braccia per accogliere un dolore, legalo al battito del tuo cuore, tienilo con te, non esiste male che l’amore di una mamma non sana.
In tutta la vita mia ho ascoltato e valutato, spesso senza capire. Ma il vero significato della vita, cosa conta e cosa è niente l’ho imparato grazie a mio figlio!
Donate ai vostri bambini l’infanzia più bella, la più favolosa vita. Date ai vostri figli la parte più dolce del vostro cuore, l’amore è il bisogno per formarsi e ritrovarsi grandi.
Una mamma bada a ogni bisogno, a ogni esigenza dentro tutti gli atti d’amore compare il suo cuore.
Siamo tutti un po’ bambini dentro. Quando il lato bambino esce per dolcezza, timidezza, capacità di sognare e debolezze è un lato positivo. Quando esce solo per ripicche e orgoglio può diventare un difetto.